Una nuova generazione di valore.
Secondo l’approccio tradizionale le funzioni centrali di un’impresa, che di solito vengono prese in considerazione, sono: la produzione, la logistica, la vendita e l’amministrazione. Tanto è vero che la maggior parte dei cambiamenti e degli investimenti aziendali, rientrano in queste aree. Naturalmente l’imprenditore spera in una situazione in cui tutti i processi aziendali vadano al meglio ma, come risulta da diverse indagini, in molti casi – poi ammette – che gli obiettivi prefissati non sono stati raggiunti. Tutto questo è il risultato del predominio della “metafora meccanica” che vede e interpreta l’organizzazione come un meccanismo in cui occorre oliare gli ingranaggi per far funzionare il tutto. Su quest’assunto si basa la seguente equazione:
Valore d’impresa = valore economico e finanziario
Questa definizione, se valida da un punto di vista puramente “contabile”, manca di un requisito fondamentale, ossia considerare l’organizzazione come un sistema e non come un meccanismo; quindi, adottando una visuale più ampia, questa equazione è parziale poiché non tiene conto dell’esistenza di un qualcosa che prescinde dal valore economico o finanziario di un’azienda, che non contempla affatto gli elementi intangibili.
Possiamo quindi proporre un’altra modalità di considerare il valore d’impresa che possiamo sintetizzare nell’equazione di seguito riportata:
Valore d’impresa = risorse tangibili + risorse intangibili
Come non possiamo affermare che un essere umano è composto solamente dall’insieme delle sue cellule, così dobbiamo affermare con forza che un’organizzazione è composta dai suoi elementi “fisici” e materiali integrati da altri aspetti.
Perseguendo con la metafora dell’organismo umano, possiamo dire che l’insieme delle risorse tangibili e intangibili costituisce l’ammontare globale delle cellule, che compongono l’essere umano, integrate da qualcosa che non è “materiale” ma che ha un’importanza fondamentale.
In questa globalità il Capitale intellettuale rappresenta in sé l’insieme d’intelletto, spirito e anima dell’organizzazione, ossia la parte più profonda e distintiva della stessa, capace di creare valore e sostenibilità competitiva. Infatti, se si potesse “clonare” un’organizzazione, tramite l’imitazione di processi e sistemi, non potremmo certamente clonare la cultura, lo spirito, la capacità innovativa e la sua carica energetica. Tale dimensione culturale è ciò che caratterizza veramente il Capitale Intellettuale di un’organizzazione.
Nelle nostre aziende, abbiamo mai provato a porci domande di questo tipo?
- Come possiamo determinare una strategia realmente innovativa?
- Come possiamo generare idee tali da modificare il comportamento dei clienti?
- Come facciamo a creare una cultura che sostenga l’evoluzione dell’impresa?
- Come possiamo far si che gli “innovatori” siano ascoltati nella nostra azienda?
- Come possiamo sviluppare le nostre competenze?
- Come possiamo sfruttare al meglio ciò che abbiamo già fatto, alla luce dei mutamenti e delle esigenze del contesto?
Ora proviamo a rispondere. Dopotutto ogni imprenditore che intenda far crescere la propria azienda dovrebbe essere capace di rispondere con immediatezza a ognuna di queste domande. O no?
Finché gli imprenditori rimarranno prevalentemente dei “gestori dell’esistente”, degli attuatori di piani basati su schemi passati, l’azienda non sarà mai innovativa o troverà grandi difficoltà in un’evoluzione adeguata a fronteggiare un contesto in continuo mutamento. Per diventare innovativa, e generare nuovo valore, un’azienda deve innanzitutto creare una vera e propria cultura dell’evoluzione, in cui si possa sviluppare e diffondere la capacità e il coraggio di pensare e agire nella ricerca di nuovi paradigmi, di nuove strade, di opportunità interne ed esterne, sempre e comunque nell’alveo tracciato dalla visione dell’organizzazione.
Giovanni Matera
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