Non pensare di farla franca

“Il mondo era ubriaco e noi eravamo i baristi” ha detto un banchiere americano, riferendosi alla strana situazione economica, chiamata “crisi”, (ottobre 2008) che sta attraversando l’intero pianeta. Tutti, o quasi, sembriamo molto sorpresi da tale fenomeno quando, in realtà, sapevamo benissimo che, alla fine, questo sistema sarebbe saltato. Molti, però, pensavano di farla franca. Ma non è possibile! Adesso occorre FARE qualcosa, per cambiare le cose.

Oggi proveremo a capire come si può fare. Ad esempio: come si può avere successo nel lavoro e nella vita. Intanto, cominciamo a osservare ed anche a chiedere alle persone di successo.

Un personaggio a noi tutti noto, Gianni Agnelli, in un’intervista, disse: “A ognuno di noi è data una possibilità: prima o poi ci passa davanti un cavallo bianco. C’è chi vi sale sopra e chi no. Per chi vi rinuncia, i motivi possono essere tanti: la pigrizia, la distrazione, o semplicemente il non credere. Una cosa è certa, quelle persone potrebbero non avere un’altra possibilità e, di conseguenza, pagare un alto prezzo alla vita o al mercato”. La morale di questa intervista non è altro che una questione di atteggiamento: salire sul quel cavallo, significa FARE = cambiare; non salire, invece, equivale a spegnersi = estinguersi.

Sono in tanti purtroppo coloro che, pur sapendo di dover fare delle cose, non le fanno, pensando di farla franca.

Bene, adesso, proviamo a vedere alcuni atteggiamenti negativi che fatalmente non ci portano da nessuna parte; anzi, ci conducono inevitabilmente verso il fallimento nel lavoro e nella vita.

  • Quello che vado ripetendo ormai da tempo, in ogni seminario cui partecipo, è che non basta costruire un bel capannone con dentro moderni macchinari, uomini e prodotti giusti, per conseguire risultati soddisfacenti, ci vogliono soprattutto imprenditori preparati. Non è una mia invenzione, ma è ciò che oggi il mercato esige.

 

  • Come si può pensare di farla franca, nel lavoro e nella vita, se tra i nostri impegni prioritari non prevediamo un programma di miglioramento su noi stessi? E come pensiamo di migliorarci, se la principale fonte d’informazione, per molti, continua a essere un giornale sportivo?

 

  • Un imprenditore si lamenta che molti dei suoi dipendenti son impazienti, che arrivi l’ora di smontare, per poi correre nei propri garage a eseguire lavoretti in proprio, invece di dedicare alla sua azienda ( ha parità di ore di lavoro ) quella energia fisica ma soprattutto intellettuale. In questo caso, chi sta adottando un atteggiamento sbagliato, i dipendenti o l’imprenditore? Sicuramente il secondo di questi, che non è sufficientemente preparato a stimolare e a motivare i propri collaboratori; e in più, sta perdendo anche un bel po’ di denaro, nonostante i dipendenti non siano adeguatamente gratificati. Ognuno di loro ha bisogno di vincere in qualcosa; se non ci riesce nell’azienda in cui lavora, proverà a vincere da un’altra parte.

 

  • Il mondo è cambiato, ora dobbiamo cambiare pure noi”. Oggi l’importante non è andare forte, ma andare nella direzione giusta. Bisogna abbandonare vecchie sicurezze, come l’idea “virus” che ci suggerisce: “Posso comunque farla franca, pur avendo qualche carenza”. Questo è un atteggiamento decisamente sbagliato, che presto chiederà un conto molto salato.

 

  • Dal mercato di massa, a una massa di mercato”. Oggi conta sempre più la qualità della quantità; quindi i volumi sono superati, ed è importante, in questa nuova era, adeguarsi alle esigenze del mercato, ponendosi qualche domanda: “Qual è la mia strategia?”. Per strategia non s’intenda una furbizia imprenditoriale, ma il risultato di una seria “mission” aziendale basata su profondi concetti relazionali che pongano al centro di tutto un valore assoluto: il Cliente.

 

  • Se, in azienda o nella vita quotidiana, stai facendo le stesse cose di un anno fa, sappi, amico mio, che c’è qualcosa che non va; se non stai facendo niente che ti emozioni o affrontando decisioni impegnative, devi sapere che ciò potrebbe portarti a far parte della categoria delle persone che si sono “sedute”.

L’augurio che faccio a voi tutti, e a me stesso, è di uscire dalla “zona di confort” e cominciare a FARE qualcosa d’importante, per noi stessi e per gli altri, con un’accorata raccomandazione: Non permettete a nessuno di dirvi che non potete farcela!

 

Giovanni Matera

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