Ho sognato di vivere tra i libri sin da bambina.

Trascorrevo ore con i grandi tomi di storie sulle ginocchia e neppure mi accorgevo del giorno che andava via e del crepuscolo che avanzava. Mio nonno, professore, musicista e scrittore, un’artista a 360° gradi, adorava raccontarmi aneddoti di poeti e di artisti prima di andare a dormire ed io sono venuta fuori così, come un getto d’inchiostro dalla cannula di una penna.

Marilena Frigiola

I libri aprivano il portale dell’immaginazione e in quel portale, finalmente, potevo conservare il mio mondo, tenerlo al sicuro, assieme alle visioni di antichi passati che mi chiamavano con urgenza, istruendomi segretamente ovunque volgessi lo sguardo.

Avevo 6 anni quando, dinnanzi alla scena di un film, venni rapita dalla grande biblioteca in ciliegio relegata sullo sfondo, alle spalle dei protagonisti. L’emozione che ne scaturì fu travolgente. La mia anima cantò. E mi svegliai di colpo, dinnanzi ad un dolore tanto simile alla bella morte. Promisi a me stessa che da grande avrei costruito per me una biblioteca grande quanto un salone e che sarei diventata la guardiana di libri importanti, la custode di mille e più mondi.

Diventerò una libraia. Passeggerò fra pile di libri. Dormirò sui libri. Non avrò altro nel cuore e nella mente…soltanto libri. E libri…Voglio morire, tuffata in un mare di libri…”

Desideravo diventare una creatura di carta e di parole e crepitare tra le pagine, mentre una mano invisibile le sfogliava, scrollandole dalla polvere dopo secoli di dimenticanza. Mi accontentavo di esistere in quel modo: sognando, divagando, formando oceani e paesaggi, inventando novelle.

Ma la vita mi portò su altri lidi. Quelli della prova costante. Mi ci ficcò a muso duro nei temporali e fra le voragini, chiedendomi di osare, di spingermi dove il mio sogno da libraia sembrava urtare contro gli scogli e sfracellarsi in mare.

Iniziai a lavorare da adolescente, di ritorno dalla scuola o nel periodo estivo, a casa dei nonni. Pulivo e rassettavo, andavo dai vicini e davo una mano, con i piccoli guadagni ottenuti aiutavo in famiglia e, intanto, costruivo la mia libreria personale. Un mattone e un libro per volta.

A 20 anni, ho lavorato part- time nel discount di Matera e presso un’azienda di tessitura in zona industriale, ma gli orari dei pullman, in certi periodi dell’anno, non collimavano con il rientro a casa, quindi tornai in paese.

Intrapresi un’esperienza da baby sitter. Nei buchi della giornata, davo lezioni di ripetizione di italiano e grammatica. Adoravo i bambini, anche se i due che mi avevano affidato erano delle piccole pesti.

E la libreria in stanza cresceva, sfidando i muri in altezza. Un altro mattone, i primi saggi, le prime biografie di re e di regine, i grossi romanzi fantasy acquistati a rate, con i bollettini della mondolibri.

Qualche anno più tardi, arricchii la mia esperienza lavorativa nel campo della ristorazione, non ero al pubblico, bensì dietro le quinte, adibita alla preparazione di focacce, biscotti, bouffet, taralli, e pasta fresca.

Si cominciava al mattino presto e si finiva a Dio piacendo. Confesso che, sovente, mentre a fine giornata lavavo pentole e pentoloni ed entravo di faccia nei forni ancora caldi per pulirli, stringevo i denti e piangevo. Vedevo una metà di me proiettata nel mio sogno da libraia e mi sentivo una fallita.

Ero arrabbiata, delusa. Addolorata. Stavo malissimo, cumulavo competenze varie, sbocconcellandole qua e là, e il sogno, intanto, si disfaceva come una matassa di lana vecchia.

Eppure, resistetti. Cercai in me un residuo di passione per un lavoro che mi chiedeva, stagionalmente, nuove responsabilità, ma scarsi compensi. E la trovai. Tutto quello che potevo creare con le mie mani, dai dolci ai salati, mi tratteneva dall’abbandonarmi a me stessa.

Facevamo consegne serali, per compleanni a sorpresa, viaggiando stipati come sardine in un furgoncino di fortuna, le braccia avvolte attorno ai vassoi, le ruote che, sugli acciottolati delle contrade, facevano sobbalzare la cabina.

Dieci anni ho trascorso in quell’azienda, poi feci apprendistato a Ginosa, presso un’agenzia che si occupava di infissi e articoli da ferramenta. Ho imparato altre cose. E ancora, l’anno successivo sono passata al reparto consegne in lavanderia.

Ho disegnato angeli per addobbi, quelli che, sospesi ad un filo, ruotavano lentamente su sé stessi ed erano uguali per fronte retro. Molti, neppure pagavano il lavoro, dando per scontato che mi appagasse il disegno e che i pennelli mi sbucassero per incanto dalla borsa di Mary Poppins.

Soffrivo di insonnia, la notte riposavo per due ore, massimo tre, a singhiozzo, soverchiata dal pensiero che avrei dovuto portare a termine più cose diverse e contemporaneamente.

Dal 2005 al 2007, divenni collaboratrice di una boutique di pelletteria, qui a Laterza. Imparai tutto sulle conce e sui pellami in commercio, sapevo distinguere un taglio in vera pelle da uno in simil pelle lavorato così bene da indurre all’inganno. Ed ho iniziato a scrivere dei Borgia come se non ci fosse un domani. Scrivevo, lavoravo, scrivevo e lavoravo. Imparavo nozioni diverse per diversi lavori…ma mai una volta il mio sogno tuffarmi tra i libri si è smarrito.

L’ho testardamente portato in viaggio con me, da mane a sera, e se qualche volta il temporale mi impediva di tenere accesa la fiammella, chiudevo le mani a coppa attorno alla candela e ne proteggevo la scintilla.

Nel 2008 ho trovato lavoro presso la Cartolibreria Traetta. Cercavano una commessa. Non potevo crederci ed accettai senza remore. Furono mesi di apprendistato e di riorganizzazione dei settori. In estate, si partiva alle tre del pomeriggio, verso Castellaneta Marina, dove i proprietari detenevano un emporio nella zona turistica, con libreria annessa. Tornavamo a casa tardissimo. Al mattino, riaprivo il negozio a Laterza e sistemavo i titoli più venduti negli scatoloni, pronta per un nuovo tour de force.

Nel Giugno 2015, dopo l’abbattimento delle mura, la storica cartolibreria del paese si trasformò nel Don Chisciotte Caffè Letterario. Ormai referente di libreria, mi proposi in campo culturale attraverso le presentazioni di autori locali e nazionali.

Ad oggi, posso contare ben 180 presentazioni in 4 anni di attività della sala letteraria. Mi sono spostata fuori città, nelle scuole. Non ho mai ceduto alla stanchezza, anche se vi erano giornate in cui avrei voluto dormire un mese di fila.

Nel 2016, grazie alla collaborazione con l’imprenditore Giovanni Matera mi sono cimentata nella formazione umana e nella comunicazione, approcciandomi ai suoi corsi e scoprendo nuove sfumature di me. Nel 2017, il Don Chisciotte, come il cavaliere della mancia sempre a caccia di avventure, contro il Mulini a vento del Sistema, si è nuovamente rinnovato arricchendosi nella veste di libreria ufficiale con il franchising del Mondadori Bookstore.

Questa è la mia piccola storia di vita. La storia di un sogno che fibrillava nel cassetto e che, dallo stato larvale, è mutato in farfalla.

Nulla mi è piovuto dal cielo. Con sudore e determinazione, contro le aspettative di coloro che mi spingevano a cercare fortuna altrove, continuo a cercare sorgenti di ispirazione nel quotidiano, attraversando i sogni altrui, dividendomi fra braccio e mente. Dopotutto, Laterza è casa mia, con la sua gravina girata sui cieli, i campi scompigliati, i profumi del bosco che nutrono la mente, le opportunità che attendono al varco chiunque abbia il coraggio dell’idea e dell’azione.

Costruite il vostro sogno con stupore bambino, ma immaginatelo ultimato, alla maniera dei grandi imprenditori. Non fatevi schiacciare da quelli che vi accuseranno di essere gusci vuoti, dei sognatori senza pianta stabile, senza sostanza. E se vi diranno che la vita è scomoda, che non vale la pena sacrificarsi per quel sogno, voi proseguite in virtù di quella fiamma che vi farà sempre da carburante.

A chi mi domanda Sei regista del tuo film? Sei protagonista dei fatti oppure una figura a margine?” rispondo che sono ad un passo dalla mia trinità. Come regista, narro. Come protagonista, vivo. Come figura a margine, osservo le metropoli che cambiano alla velocità della luce, mi soffermo sui volti dei lettori e dei giovani talenti, scivolo silentemente accanto alle spalle di quelli che, nella saletta letteraria, entrano per rifocillarsi l’animo.

Guardo oltre i monti. E inanello microcosmi di me, dietro alle parole.

Chissà….domani.

Marilena Frigiola (scrittrice)