La “Narrativa” non è mai neutra.
✨ “La narrativa non è mai neutra: ogni parola che scegliamo costruisce il mondo in cui viviamo.” ✨
Viviamo immersi in storie. Non ci riferiamo soltanto ai romanzi o ai film, ma a quelle narrazioni che, ogni giorno, ci raggiungono attraverso giornali, televisioni, social media e persino nei discorsi di chi incontriamo. Pensiamo spesso che ciò che leggiamo o ascoltiamo sia un semplice racconto dei fatti, una cronaca obiettiva della realtà. Ma la verità è che la narrativa non è mai neutra. Ogni parola scelta, ogni immagine mostrata, ogni silenzio mantenuto, risponde a logiche precise.
🧠 Il filtro invisibile delle storie. Ogni racconto passa attraverso un filtro: quello di chi lo produce. Un giornalista, uno storico, un docente, un influencer, persino un amico che condivide un post sui social: tutti selezionano i dettagli da mettere in luce e quelli da trascurare. Non significa che stiano necessariamente manipolando, ma che interpretano la realtà attraverso la propria lente. E questa lente è colorata da esperienze personali, convinzioni politiche, valori culturali o interessi professionali.
Immaginiamo due giornali che raccontano lo stesso evento. Le parole scelte, l’ordine delle notizie, le foto utilizzate: tutto può trasmettere una sensazione diversa, persino opposta. Ecco perché credere di essere “neutrali” è un’illusione.
💰 L’influenza economica. Dietro ogni mezzo di comunicazione c’è un sistema economico. Quotidiani, televisioni, piattaforme digitali sopravvivono grazie a pubblicità, sponsor, abbonamenti o finanziamenti pubblici. Questo non è un male in sé, ma comporta conseguenze inevitabili.
Se un giornale dipende da grandi aziende per la sua sopravvivenza, quanto sarà libero di pubblicare inchieste scomode contro di loro? Se un influencer riceve compensi da un brand, quanto sarà imparziale nel raccontare la sua esperienza? Anche senza bugie esplicite, la pressione economica può influenzare le scelte editoriali: cosa raccontare, quanto spazio dare, cosa ignorare.
🧭 Il peso delle convinzioni. Non servono sponsor o pressioni esterne: anche le convinzioni personali modellano la narrativa. Ogni essere umano ha un proprio “bias”, un pregiudizio cognitivo che condiziona come vede il mondo. Ciò che scegliamo di raccontare – e soprattutto ciò che tralasciamo – costruisce una realtà parziale, mai totale.
Un esempio? Nella storia insegnata a scuola ricordiamo alcuni eventi e ne dimentichiamo altri, perché funzionali a costruire un’identità collettiva. Nei dibattiti politici, la stessa misura economica può essere descritta come una grande opportunità o come una minaccia, a seconda di chi parla. Le parole non solo descrivono: creano significato.
📱 L’effetto eco e la polarizzazione. Con l’avvento dei social media, tutto questo si è amplificato. Le piattaforme digitali, governate da algoritmi, tendono a mostrarci contenuti che suscitano reazioni forti: indignazione, entusiasmo, rabbia. Così, finiamo chiusi in bolle informative dove leggiamo soltanto ciò che conferma le nostre idee.
Se pensiamo che il mondo sia in declino, troveremo mille post a confermarlo. Se crediamo nel progresso, i nostri feed ci mostreranno solo esempi positivi. Questo meccanismo genera polarizzazione: ognuno rafforzato nelle proprie convinzioni, sempre meno disposto ad ascoltare la prospettiva altrui.
🔍 Come difendersi? La domanda sorge spontanea: cosa possiamo fare di fronte a un sistema così complesso? Non esistono formule magiche, ma ci sono atteggiamenti che possono allenarci a un approccio più libero e consapevole:
- Allenare il pensiero critico. Chiedersi sempre: chi sta parlando? perché lo dice? a chi conviene questa versione?
- Consultare fonti diverse. Anche quelle che non ci piacciono o che ci sembrano lontane dal nostro pensiero. È faticoso, ma arricchente.
- Distinguere fatti e opinioni. I fatti possono essere verificati, le opinioni vanno riconosciute come tali.
- Cercare il silenzio tra le parole. Spesso ciò che non viene detto è tanto importante quanto ciò che viene dichiarato.
🌱 Voci libere e spazi autentici. Non dobbiamo però cedere al pessimismo. Non tutto è manipolato o corrotto. Esistono ancora giornalisti coraggiosi, progetti editoriali indipendenti, docenti e divulgatori che lavorano con onestà intellettuale. E soprattutto, ci sono spazi – anche piccoli – di confronto autentico, dove persone comuni dialogano senza filtri né interessi nascosti.
La vera sfida, oggi, è scegliere quali narrative alimentare. Non possiamo smettere di vivere dentro storie – perché gli esseri umani hanno sempre dato senso al mondo attraverso i racconti – ma possiamo decidere di preferire quelle che ci rendono più umani, che aprono possibilità invece di chiuderle, che ci spingono alla comprensione invece che al conflitto.
💡 Conclusione. “La narrativa non è mai neutra.” Questa frase non deve spaventarci, ma renderci più consapevoli. Sapere che ogni racconto è parziale significa accettare la nostra responsabilità: non siamo solo spettatori, siamo co-autori.
Ogni volta che condividiamo un post, che parliamo di un fatto, che insegniamo qualcosa, contribuiamo a costruire una realtà comune. La libertà, in fondo, non è sfuggire alle storie, ma scegliere quelle che ci avvicinano alla verità e ci aiutano a crescere come persone e come comunità.
Insieme possiamo imparare a leggere le narrative, a riconoscere i fili nascosti e a scrivere storie nuove, più giuste e luminose.
Giovanni Matera
Per consultare altri miei articoli: