La legge di Pareto nella gestione delle risorse umane

“Se in azienda non ci sono valori condivisi, questa si blocca e smette di crescere.”

Mi capita spesso di essere invitato da associazioni di volontariato a dibattiti, anche molto accesi, riguardanti l’impegno che alcune persone profondono in tali organizzazioni. Le lamentele ricorrenti di costoro sono sempre le stesse: “Faccio tutto io!”, “Nonostante siamo in tanti, se non le faccio io le cose, nessuno si degna di farle!”

Tranquilli, accade dappertutto; anche nelle aziende.

*Pareto, infatti, sosteneva che in quasi tutti i fenomeni, circa un 20% delle cause determina l’80% degli effetti. Normalmente il 20% dei clienti dell’azienda determina l’80% del suo fatturato.

In un paese il 20% della popolazione controlla l’80% della ricchezza della nazione e, come nel caso delle associazioni appena citate, è sempre il 20% (se non meno) che assolve tutti i compiti che in esse vi si svolgono. Idem dicasi in qualsiasi azienda. Alcune persone (non tantissime) sono molto produttive e perciò definite Campioni. Poi ci sono quelle che mantengono un livello produttivo medio (la maggior parte), definite, giustappunto, Medie. Infine abbiamo gli Scollaboratori (una piccola parte), cioè quelle persone che rimangono a un livello di produttività inferiore alla media.

Uno degli errori più comuni dell’imprenditore, o del direttore generale di un’impresa, è di fare confusione tra queste tre categorie, ossia gestire le persone di una categoria come se appartenessero a un’altra.

Allora vediamo le caratteristiche di ognuna di queste categorie e come gestirle singolarmente.

Gli imprenditori che hanno la tendenza a comprendere e a dare persino ragione a soggetti demotivanti, sono delle belle persone. Il guaio è che non sono quasi mai ricambiati.

*Vilfredo Pareto (1848 – 1923) è stato un ingegnere, economista e sociologo italiano.

 Giovanni Matera

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