Il pensiero sistemico
“Le attività umane sono sistemi ma noi ci concentriamo su istantanee di parti del sistema: poi ci domandiamo perché i nostri problemi non si risolvono mai”. (P. Senge)
Ci sono forti dubbi e una notevole inquietudine riguardo al modo in cui la società viene gestita. Probabilmente in nessun altro momento della storia dell’uomo si è assistito a tanto dibattito sul bene o il male fatto dai governanti.
I cittadini hanno cominciato a sospettare che coloro che devono prendere le decisioni che maggiormente influenzano le nostre vite non sappiano quello che fanno. Essi non sanno cosa fanno semplicemente perché non hanno basi adeguate per giudicare gli effetti delle loro decisioni. I problemi di oggi spesso sono generati dalle soluzioni di ieri.
Peter Senge, autore de “La quinta disciplina”, afferma: “Il pensiero sistemico è un modo di pensare, è un linguaggio per la descrizione e la comprensione delle forze e delle interrelazioni che modellano il comportamento dei sistemi. Questa disciplina ci aiuta a vedere come modificare i sistemi in modo più efficiente e ad agire più in sintonia con i processi naturali del mondo naturale ed economico”.
Vorrei attraverso una metafora definire meglio il pensiero sistemico. Il pensiero sistemico permette di vedere sia l’albero che la foresta, ed è in grado di operare al meglio su entrambe. Tutti sappiamo che una foresta è composta, per definizione, di alberi. Eppure in genere se guardiamo l’albero non vediamo la foresta, e viceversa. Chi pensa e agisce in maniera sistemica sa guardare l’albero, ma sa anche spostare il punto di vista per vedere e comprendere la foresta. Se agisce per il bene della foresta, lo fa tenendo conto del singolo albero e se agisce sull’albero lo fa considerando anche il bene della foresta, perché ovviamente l’albero e la foresta sono interdipendenti.
- Edwards Deming, conosciuto in tutto il mondo come il pioniere della rivoluzione del Quality Management, “Gestione della qualità”, era solito dire: “Non riusciremo mai a cambiare il sistema di gestione dominante senza cambiare il nostro sistema di istruzione dominante. Si tratta, infatti, degli stessi sistemi. La scuola dovrebbe essere la vera avanguardia del pensiero sistemico e della sua messa in opera, sia perché la scuola è di per sé un sistema complesso, sia perché lo sviluppo armonico di una scuola sistemica può portare notevoli benefici a insegnanti, alunni, famiglie e società intera”.
Si ritiene che Deming fosse giunto a questa conclusione per spiegare il motivo per cui così pochi dirigenti sembravano in grado di implementare effettivamente il Quality Management come lui lo intendeva. Scoprì che le persone fallivano perché condizionate dalla società nei modi di pensare e di agire durante le esperienze istituzionali più significative. Sosteneva che la relazione che c’è tra un capo e un dipendente è la stessa che c’è tra un insegnante e uno studente. L’insegnante stabilisce gli obiettivi, lo studente risponde sulla base di quegli obiettivi. L’insegnante ha la risposta, lo studente studia per trovare quella risposta. Egli sa quando riesce nell’intento perché è l’insegnante a dirglielo. Prima di compiere dieci anni, tutti i bambini capiscono che per andare avanti a scuola occorre compiacere l’insegnante e terranno a mente questa lezione nel corso di tutta la loro carriera quando cercheranno di “compiacere il capo”, senza preoccuparsi di migliorare il sistema che è al servizio dei clienti.
In futuro le organizzazioni che riusciranno effettivamente a eccellere saranno quelle che avranno scoperto come utilizzare l’impegno dei singoli e la capacità di apprendimento a tutti i livelli. Però sono poche le organizzazioni che incoraggiano il loro personale a crescere. Ciò fa si che una grande quantità di risorse non venga utilizzata. I singoli entrano nelle aziende come persone brillanti, ben istruite e piene di energia, con una gran voglia di fare qualcosa di diverso, ma già a trent’anni soltanto in pochi restano in campo, mentre gli altri semplicemente “mettono a disposizione il tempo”, per poi fare ciò che veramente gli interessa durante il fine settimana.
Noi tendiamo ad attribuire la responsabilità dei nostri problemi a circostanze esterne: la concorrenza, la stampa, l’umore mutevole del mercato, il governo ecc. Il pensiero sistemico dimostra che non c’è un esterno, che tanto noi quanto la causa dei nostri problemi siamo parte di un unico sistema. La cura risiede nel nostro rapporto con il nostro nemico: Noi stessi.
Ora vediamo cosa succede quando ci concentriamo su istantanee di parti del sistema.
Il terrorismo è uno delle grandi questioni del nostro tempo. Dal punto di vista dei sistemi la guerra al terrorismo mostra un circolare perpetuo di aggressione: gli Stati Uniti rispondono a una “minaccia percepita” dagli americani aumentando gli armamenti, che intensifica la minaccia per i terroristi, il che porta a un maggiore reclutamento di terroristi, che intensifica l’attività terroristica e la minaccia agli USA, che porta a maggiori armamenti americani, che intensifica il reclutamento dei terroristi, che… eccetera eccetera.
Dal proprio punto di vista individuale, ciascuna delle parti si focalizza su obiettivi a breve termine. Entrambe rispondono alla minaccia percepita. Ma a lungo termine le loro azioni finiscono col creare il risultato opposto, un aumento della minaccia. Qui, come in molti sistemi, fare la cosa ovvia non dà luogo al risultato ovvio desiderato. Il risultato a lungo termine degli sforzi di ciascuna parte, per garantirsi una maggiore sicurezza, consiste in un aumento dell’insicurezza per tutti.
Occorre quindi un cambiamento di mentalità, provare ad applicare il pensiero sistemico che è la disciplina che serve a capire gli “interi”, a vedere i modelli di cambiamento piuttosto che le “istantanee” statiche, come dicevamo. Il pensiero sistemico è un insieme di principi generali, distillati in tutto il ventesimo secolo, che spaziano su campi diversi quali le scienze fisiche e sociali, l’ingegneria e il management. Ma per realizzare il suo potenziale, il pensiero sistemico necessita anche di altre discipline utili a creare una visione condivisa, cioè dei modelli mentali dell’apprendimento di gruppo e della padronanza personale. Costruire una visione stimola l’impegno a lungo termine. I modelli mentali si concentrano sull’apertura necessaria a scoprire scorciatoie nel nostro modo attuale di vedere il mondo. L’apprendimento di gruppo sviluppa le capacità dei nuclei di persone di guardare all’immagine più grande al di là delle prospettive dei singoli. E la padronanza personale promuove la motivazione individuale a continuare ad apprendere come le nostre azioni influiscano sul nostro mondo.
Qualcosa di nuovo sta accadendo; e ha a che fare con tutto. Con il tutto.
Giovanni Matera
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