Via dal dolore, verso il piacere

 “Il segreto del successo è imparare a usare il piacere e il dolore, invece che lasciarsi usare dal piacere e dal dolore. Se ci riuscirete, avrete raggiunto il controllo della vostra vita, altrimenti sarà la vita a controllare voi”.       Anthony Robbins

Spesso, quando si discute di piacere e di dolore, sorge un’interessante domanda su queste due forze gemelle che ci motivano. Perché, anche se proviamo dolore, non riusciamo a cambiare? La risposta è semplice: non abbiamo ancora sofferto abbastanza. Evidentemente non abbiamo ancora toccato quella che io chiamo”soglia emozionale”.

Sicuramente sarà capitato di essere coinvolti in una relazione distruttiva e alla fine abbiamo deciso di usare il nostro potere personale, di agire e cambiare vita, probabilmente è stato perché avevamo raggiunto un grado di dolore al quale non volevamo più adattarci, era diventato insopportabile.

Chi di noi non ha mai pronunciato frasi come: Basta, così non posso più andare avanti, adesso bisogna cambiare. Questo è il momento “magico” in cui il dolore diventa nostro alleato. Ci induce ad agire e a ottenere nuovi risultati. La motivazione ad agire è ancora più forte se nello stesso momento possiamo prevedere che i cambiamenti porteranno grande piacere alla nostra vita.

Sento spesso i miei colleghi imprenditori lamentarsi di cose che non vanno: le tasse, i clienti che non pagano, i dipendenti che non fanno il loro dovere ecc… Dopo averli ascoltati, e condividendo la maggior parte dei loro problemi, dico loro che anch’io avevo gli stessi problemi e sono riuscito a risolverli seguendo corsi formativi inerenti alla gestione aziendale.

Quasi sempre sorpresi da questa mia affermazione, perché va a invalidare un modulo di pensare (lamentarsi), ma dura pochi minuti, subito dopo la risposta è: Sarà pur vero, ma io non ho tempo; che, tradotto, vuol dire: “Non è ancora vero dolore”.

La lezione più importante che ho tratto dalla vita è stata quella di imparare la differenza tra che cosa ci dà piacere e cosa ci dà dolore. Naturalmente la lezione sarà diversa per ciascuno di noi e, di conseguenza, diverso sarà anche il comportamento di ognuno. Facciamo due esempi.

Che cosa ha spinto Donald Trump in tutta la sua vita? Egli ha imparato a trarre piacere dal fatto di possedere gli yacht più grandi e costosi, di acquistare case lussuose. Insomma, di accumulare giocattoli imponenti e di pregio. E che cosa ha invece imparato a connettere al dolore? In un’intervista Trump ha rivelato che per lui il massimo della sofferenza nella vita è arrivare secondo in qualsiasi cosa perché, per lui, arrivare secondo, equivale a perdere.

Ora, pensiamo a Madre Teresa di Calcutta. Ecco una donna che amava così tanto il prossimo che, quando lo vedeva soffrire, soffriva a sua volta. Vedere l’ingiustizia del sistema delle caste in India la affliggeva come il dolore di una profonda ferita. E quando riusciva ad aiutare gli altri, alleviandogli le sofferenze, sentiva attutirsi anche il suo dolore. Imparò che il senso della sua vita era dedicarsi con abnegazione agli altri, e ciò le procurava piacere e felicità.

Anche se può risultare difficile accostare la grande umiltà di Madre Teresa di Calcutta al materialismo di Donald Trump, è importante ricordare che queste due persone hanno plasmato il proprio destino basandosi su quello che ambedue associavano al piacere e al dolore. Certo, l’ambiente e l’estrazione sociale diversa delle due personalità hanno avuto un peso notevole nelle loro scelte, ma in definitiva entrambi hanno consapevolmente deciso che cosa fossero per loro una ricompensa e cosa una punizione.

Quello che associamo al dolore e al piacere determina il nostro destino.

Il nostro comportamento, conscio e inconscio, è stato manipolato dal dolore e dal piacere provenienti da varie fonti: mamma e papà, compagni d’infanzia, insegnanti, allenatori, sistema scolastico, eroi del cinema e della televisione ecc… Tutto questo ha contribuito a fare di noi quello che siamo oggi. Anche se vorremmo negarlo, resta il fatto che a guidare il nostro comportamento è la reazione istintiva al piacere e al dolore. Infatti, cambiando quello cui associamo piacere o dolore, cambieremo immediatamente anche il nostro atteggiamento.

Facciamo un esempio, il fumo: tutto quello che dovremmo fare, è associare abbastanza dolore al fumo e abbastanza piacere a smettere di fumare. Avremmo la capacità di farlo ora, subito, ma non sfruttiamo questa capacità perché abbiamo abituato il nostro corpo ad associare il piacere al fumo, oppure temiamo che smettere sarebbe troppo doloroso.

 

Se non abbiamo un piano per la nostra vita, sicuramente c’è l’ha qualcun altro.

I pubblicitari hanno notato che, se si riesce a creare un certo livello di piacere, i consumatori sono spesso disposti a superare la paura del dolore. Un ritornello classico della pubblicità dice che “il sesso vende” e non c’è, infatti, dubbio che le gradevoli associazioni create da giornali e televisione, con riferimenti al sesso, funzionino.

Sicché il primo passo da compiere per operare un cambiamento è rendersi conto che dal potere del piacere e del dolore dipende ogni nostra decisione, così come ogni nostra azione.

Molti di noi ci concentriamo su come evitare il dolore e ottenere il piacere in breve tempo, ma in questo modo non facciamo altro che crearci dolori a lungo termine. Se vogliamo ottenere un piacere a lunga scadenza, dobbiamo superare qualche dolore di breve durata. Ogni tipo di disciplina richiede che si superi un dolore: la disciplina negli affari, nei rapporti, nella fiducia in se stessi, nell’essere in forma. Ma come superare il disagio e creare lo slancio per raggiungere i propri obiettivi? Cominciare con il prendere la decisione di superare quel disagio.

 

Giovanni Matera

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www.giovannimatera.it