Pensare che dalla vita si debba soltanto ricevere, oltre che un’illusione,
è soprattutto un errore poiché è lo scambio che ci migliora e arricchisce. 

Ciò, penso sia l’insegnamento più importante che abbia potuto trarre dalla mia lunga esperienza di imprenditore e di uomo.
Non sono gli oggetti in sé a soddisfare le esigenze delle persone, ma le aspettative e il significato emozionale che tali beni rappresentano per loro. 

Da queste semplici considerazioni nasce la mia animosa esigenza di pubblicare il libro “La cassetta degli attrezzi“; dopo aver messo in conto, naturalmente, le eventuali e legittime obiezioni che potrei ricevere. 
Una su tutte: Cosa c’entra un imprenditore con la letteratura? Assolutamente nulla! Infatti, vorrei tranquillizzare chiunque fosse colto dal sospetto che lo scrivente nutra qualsivoglia velleità letteraria. Io sono, e resto, soltanto un imprenditore con il semplice desiderio di condividere con quanti (colleghi e non) avessero la curiosità e la pazienza di voler conoscere il risultato di esperienze vissute, ricerche e studi condotti da me medesimo, in diversi anni, con professionisti di livello internazionale nel campo del nuovo Marketing Relazionale ed Esperienziale, che hanno consentito di migliorare la mia vita professionale e privata. 

Ognuno di noi, nel proprio piccolo, è un imprenditore, qualunque sia il suo ruolo nella società: padre, madre, figlio/a, nonno/a, professionista, dipendente, precario/a o disoccupato/a. Ciascuno è titolare dell’impresa di se stesso e, come tale, unico attore del proprio destino, che non può ridursi a spettatore al teatro della propria esistenza. 

Pensate che il mio sia un caso di follia? Ebbene sì, lo è. Ed è pure irreversibile! E sapete da che cosa scaturisce questa follia? Dalla mia strenua opposizione all’idea di finire nel sogno di un altro. Sappiamo tutti che i sogni generano idee, e sono le idee che fanno girare il mondo. 
Di conseguenza, quando non abbiamo più idee, vuol dire che abbiamo smesso di sognare ed è allora che finiamo nei sogni altrui, divenendo spettatori passivi nella commedia della nostra vita. 

Allora, follia per follia, consentitemi di osare fino al punto di dire che siamo finiti quasi tutti nel sogno del “potere costituito”:
la famiglia, la scuola, la politica, la religione ecc. Siamo diventati pressappoco quello che gli altri volevano che noi fossimo; cioè delle “brave persone” ben inserite nel “sistema”, educati, diligenti e rispettosi. Siamo finiti nel sogno di coloro che, poco alla volta, si sono impadroniti dei nostri destini e ridottici a figuranti da tenere sotto controllo con periodiche e terrificanti previsioni sul  futuro. Proprio così! Scampate le pandemie, gli anatemi misticie la terza guerra mondiale, ora è la volta del terrore economico e finanziario che ormai tutti abbiamo imparato a chiamare “crisi”.
Okay, c’è la crisi e tutti ne siamo coinvolti. Ma come ne usciamo? 
Non certo facendoci intimorire al punto da oscurare la proiezione del nostro sguardo verso nuovi e più ampi orizzonti, dove poter sognare ancora, generare nuove idee e realizzare nuovi progetti!
Per fare ciò è indispensabile una seria e profonda introspezione.
Alla fine della quale, però, bisogna porsi una semplice ma fondamentale domanda: Che cosa posso fare io? 

Bene. Io, per cominciare, ho deciso di scrivere “La cassetta degli attrezzi“, che spero possa diventare un mezzo di scambio di esperienze ed anche un’arma di resistenza, contro la rassegnazione, il pessimismo e la resa, nelle mani di chi voglia vivere attivamente da protagonista
la propria esistenza e non sopravvivere passivamente da comparsa nei sogni altrui.