🔴Questione di atteggiamento
C’è una persona, curiosa, esigente e con una spiccata propensione alla ricerca e alla sperimentazione, su cui filtro tutte le mie esperienze e insegnamenti, applicandoli poi in azioni quotidiane metodiche e costanti, che sembrano dare risultati molto soddisfacenti.
Si tratta di una persona cui sono legato da un affetto particolare ed esclusivo: me stesso.
“Guardare al nostro interno”, Qual è la scena reale?”, Ci si abitua a tutto”, “Pensare di farla franca”, “Ma io, cosa posso fare?”. Questi sono stati i concetti fin qui espressi nei precedenti articoli. Ora, se li collegassimo tra loro, ci accorgeremmo che sono tutti legati da un comune denominatore: l’atteggiamento!
Proprio così. Il successo o la disfatta (in azienda, come nella vita) dipende sempre e comunque da una questione di atteggiamento.
Proviamo a chiederci quali sono i principali motivi che ci hanno sinora impedito di attuare quei necessari cambiamenti, che avrebbero potuto migliorare la nostra azienda (o la nostra vita), nonostante fossero a portata di mano? La risposta è tanto semplice, quanto avvilente: è stata la nostra resistenza a uscire dalla zona di confort; il nostro timore di superare gli schemi mentali ormai “collaudati” e le abitudini comportamentali che inconsciamente ci siamo creati.
Questa condizione, che apparentemente ci da’ sicurezza, non è altro che una “prigione”, costruita con le nostre stesse mani, in cui ci viene facile e comodo dire: “sono fatto così”, “certe cose non sono fatte per me”. Sappiamo benissimo che queste sono soltanto scuse accampate per nascondere l’angoscia di rimettersi in gioco e fare quello che davvero sarebbe meglio per noi.
Per invertire questa inerte e dannosa tendenza non occorrono particolari sforzi; tutto quello che serve, è soltanto la volontà di cambiare atteggiamento nei confronti delle false rendite di posizioni e nel superamento delle proprie autolimitazioni, trasformando con entusiasmo tutto ciò che può essere stato sgradevole finora, in qualcosa d’interessante e piacevole per sempre.
Ci sono alcuni, anzi, parecchi, purtroppo, che hanno deciso di non decidere e perciò saranno trascinati dagli eventi, dall’ambiente, da quanto gli sta intorno: sono quelli che hanno stabilito inconsapevolmente di essere spettatori e non protagonisti del proprio destino.
Pensate, tra dieci anni di sicuro saremo da qualche parte; il problema sarà “dove” ci troveremo? Se non decidiamo cosa farne della nostra vita, se non la pianifichiamo, finiremo inevitabilmente nel piano che qualcun altro ha pensato per noi; e potrebbe non piacerci affatto!
Tutto, dunque, è una questione di atteggiamento; e a tal proposito vorrei lasciarvi con una storiella che ho letto tempo fa.
Un giorno, il titolare di una fabbrica di scarpe inviò un suo venditore in un’isola sperduta nei tropici, per verificare se in quel luogo fosse possibile piazzare il suo prodotto.
Al ritorno, il rappresentante, deluso, riferì al suo principale che in quell’isola non si poteva combinare alcun affare, poiché nessuno degli abitanti portava scarpe.
Qualche tempo dopo il titolare mandò, nella stessa isola, un altro venditore più di temperamento, entusiasta e costruttivo. Al ritorno quest’ultimo, raggiante di felicità, comunicò al suo principale: “Che fortuna, lì erano tutti scalzi, così ho potuto vendere scarpe a tutta l’isola!”
Penso sia superfluo spiegare la morale.
Buon lavoro
Giovanni Matera
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