L’importanza della dissonanza cognitiva
Diversi studi hanno dimostrato come il nostro agire sia influenzato soprattutto dalla parte subliminale dal nostro essere, dall’emotività, dagli stati d’animo, dagli istinti, dalle passioni, dai desideri. E che siamo sensibili a quel che pensano gli altri, al bisogno di appartenere a una comunità sociale e di essere accettati, il che ci rende più fragili e condizionabili più di quanto immaginiamo. (Marcello Foa)
Il che ci induce a ritenere che la società scolpita dalla globalizzazione ci fa vivere in una condizione di costante dissonanza cognitiva, concetto fondamentale elaborato dallo psicologo austriaco Leon Festinger, ovvero in uno stato di contrasto esistenziale fra i nostri comportamenti e i nostri valori, tra quel che vorremmo fare e quel che siamo indotti a fare.
Le conseguenze sono drammatiche a livello individuale, sia collettivo, perché le società in dissonanza, al contrario di quelle virtuose che puntano alla consonanza cognitiva, pongono i cittadini in una situazione di disaggio psicologico dovuto al fatto che il cervello umano non riesce a sostenere la contradizione, deve risolverla in qualche modo. Tale malessere psicologico rende l’essere umano incapace di capire la realtà e induce a:
Cercare un capro espiatorio, attribuendo ad altre persone o a fattori esterni la responsabilità di quel disaggio.
Negare il problema, nascondendolo a se stessi o agli altri.
Adeguarsi al sentire comune, cedendo alla pressione sociale o alla paura di essere esclusi e dunque relativizzando la dissonanza catalogandola come problema collettivo che riguarda tutti.
Cercare ostinatamente elementi che consentono di negare l’evidenza confermando la validità del proprio comportamento o dei propri valori anche quando palesemente incongruenti, influenzando la capacità di pensare in modo critico e oggettivo.
Relativizzare interiormente l’importanza del conflitto fra valori e comportamenti, e dunque “assolversi” senza avere in realtà risolto la contraddizione.
Oppure, e sarebbe la soluzione più logica, a:
Cambiare le proprie convinzioni. Ma è anche la più complicata perché implica una valutazione complessiva di se stessi.
La dissonanza cognitiva è all’origine dei malesseri mentali che si riscontrano in una parte crescente della popolazione in termini di turbamento, inquietudine, incapacità di decidere, sensi di colpa e nei casi più gravi ansia, angoscia, depressione, scarsa autostima. E che si proiettano a livello collettivo nella frammentazione del nostro corpo sociale, nello sradicamento identitario e valoriale, nella ricerca di compensazioni materiali, i cui effetti però sono sovente transitori perché il piacere che si prova nel possedere un nuovo oggetto per quanto lussuoso decresce nel passare del tempo. L’abitudinarietà fa diminuire fino ad annullare il godimento e a quel punto riappare il malessere, che non è stato risolto bensì camuffato.
Ecco la risposta del filosofo e psichiatra dottor Erich Fromm:
“La nostra società occidentale, nonostante il progresso materiale, intellettuale e politico, è sempre meno capace di condurre alla sanità mentale, e tende invece a minare la sicurezza interiore, la felicità. La ragione, la capacità d’amore nell’individuo, tende a trasformarlo in un automa che paga il suo insuccesso di uomo con una sempre più grave infermità mentale, con la disperazione che si cela sotto la frenetica corsa al lavoro e al cosiddetto piacere”.
La nostra vita è fatta di tante contraddizioni, per esempio desideriamo case sempre più grandi e più belle per le quali ci indebitiamo ma, una volta ottenute, pochi le godano davvero perché i membri della famiglia sono impegnati fuori di casa e trascorrono il week-end e le vacanze altrove.
Sogniamo una dimensione spirituale capace di placare i tormenti interiori, per poi trascorrere il sabato e la domenica a fare shopping. Rimarchiamo le virtù e il ruolo sociale dei piccoli negozi ma, poi compriamo tutto da Amazon.
Tutto questo dovrebbe allertarci. Se vogliamo contribuire alla difesa e al miglioramento della nostra società, dobbiamo sforzarci di giudicare chi ci guida anche secondo i parametri della psicologia sociale, perché solo conoscendo le tecniche invisibili di gestione e orientamento della collettività, che si esercita attraverso i media e le altre forme di comunicazione, potremmo perseverare l’autenticità di valori imprescindibili come la democrazia, la libertà di pensiero e di opinione.
Ci sono comunque testate giornalistiche e conduttori televisivi che sanno uscire dal politicamente corretto, e che si creano spazzi di vera autonomia, di nuove testate online, di canali di informazione spontanea sui social, all’occorrente utilizzando trucchi semantici per ingannare la censura dell’intelligenza artificiale.
Lampi di coraggio intellettuale che rincuorano e dimostrano come lo spirito della libertà aleggi ancora tra i popoli occidentali. Non è poco, di questi tempi.
Giovanni Matera
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