La generazione Z nel mondo del lavoro
In molti ci etichettano come “gli svogliati”, per non parlare di quante volte abbiamo sentito la frase “i giovani di oggi non hanno voglia di lavorare”. Ci fa rabbia avere queste discussioni con chi ha qualche anno in più di noi perché, insomma, non è che non abbiamo voglia di lavorare, ma non siamo disposti ad accettare condizioni lavorative che non sono adatte e al limite dell’umanità. Certamente, questa categoria di “svogliati” esiste, ma non bisogna fare di tutta l’erba un fascio.
(Generazione Z).
Molti probabilmente non hanno ben chiaro chi sia la generazione Z. Sono nati all’incirca tra il 1997 e il 2012 (anni 11/26) ma non siamo gli ultimi arrivati, dopo di noi c’è la generazione Alpha, nati tra il 2013 a oggi (anni 10) e prima di noi ci sono i Millennials (1981-1996) anni (27/42).
4 caratteristiche della generazione Z.
Ci sono alcuni aspetti da considerare, che sono importanti. Sono molto decisi e hanno le idee ben chiare in merito a cosa sono disposti ad accettare. In linea di principio, puntano ad avere successo ma senza rinunciare al benessere, soprattutto mentale. Iniziamo a vedere quali sono i fattori che più li caratterizzano:
Inclusione. Sono molto attenti a includere tutti, senza alcuna forma di discriminazione.
Tolleranza è la parola d’ordine, in particolare verso la comunità. Piace stare in compagnia, soprattutto se formata da persone diverse. È proprio la diversità ad essere un punto positivo, permette di conoscere realtà diverse dalla propria e arricchirsi culturalmente.
Ognuno di loro cerca di distinguersi dalla massa per non omologarsi, ad esempio, nel modo di vestire, prediligendo abiti personalizzati pur seguendo una determinata moda. In genere non fanno problemi a esprimere ciò che pensano e a difendere le minoranze. Viva la libertà, ognuno deve essere libero sotto ogni aspetto ma, ovviamente, nei limiti del rispetto altrui.
Internet e i social. Sono conosciuti per essere nati insieme alla diffusione di internet e fin dalla prima adolescenza sono cresciuti con i social. È raro trovare qualche ragazzo che non sia iscritto almeno ad un social network. I principali utilizzati sono Istagram e Tik Tok, oltre all’applicazione di messaggistica istantanea Whatsapp. Facebook, invece, sono in pochissimi della generazione Z ad usarlo, è meno semplice rispetto agli altri e un social “da boomer”.
L’accesso al web ha permesso loro di avere a disposizione ogni tipo di informazione in qualsiasi momento e in tempi brevissimi. È fonte di intrattenimento, di connessione con amici e parenti, di informazione e molto altro. Per questo motivo, sono abituati ad avere tutto subito, perdendo la capacità di essere pazienti e pretendono risposte istantanee.
Con i social network si sono create un infinito numero di communities e questo ha esteso particolarmente la loro rete di conoscenze rimanendo sempre in contatto con chiunque, anche se in alcuni casi ha portato a una diminuzione delle interazioni di persona.
Visione green. Altra tematica estremamente importante è il futuro del nostro pianeta. Conoscono alcune persone che soffrono addirittura di eco-ansia, un forte sentimento di impotenza nel poter cambiare gli effetti del riscaldamento globale.
Sono consapevoli che ogni piccola azione può fare la differenza, e pongono estrema attenzione dalla scelta di acquisto di un capo d’abbigliamento all’attenzione nell’impiego di materiali riciclabili. Vietato sprecare acqua e comprare materiali di plastica usa e getta. Addirittura alcuni selezionano il cibo in base a quanta CO2 viene emessa durante la sua produzione. Se possibile cercano di evitare di avere a che fare con qualsiasi realtà che non rispetti questi principi.
Il movimento #FridaysForFuture partito con Greta Thunberg, è un grandissimo esempio di un tentativo per cambiare le cose in questo ambito, cercando di smuovere le coscienze dei piani alti e sensibilizzare la folla. Sperano di riuscirci.
Salute mentale. Molti di loro si sentono sotto pressione, colpiti da ansia costante e depressione. Probabilmente sono stati una delle prime generazioni a parlare apertamente di quanto sia importante prendersi cura non solo del corpo ma anche della mente. Sono un po’ stanchi di far finta di stare sempre bene e sanno che spesso non è solo un momento passeggero o “una giornata no”. Chiedere aiuto alla figura dello psicologo per loro non è più una vergogna, anzi, è pur sempre una buona occasione per conoscere il proprio sé interiore portando a una grande crescita personale.
Cosa si aspetta la generazione Z (nati tra il 1997 e il 2012) dal mondo del lavoro.
Sono molto decisi a trovare luoghi di lavoro che permettano di raggiungere un ottimo equilibrio tra vita privata e vita professionale. Quest’ultima non deve portare via tempo alle proprie passioni e, più in generale, al tempo libero altrimenti ne va della propria salute mentale. Nessuno stress eccessivo è contemplato, come pure lavoro extra non pagato.
A proposito di questo, sono molto consapevoli del valore del proprio tempo, capacità e competenze e non accettano nessun tipo di sfruttamento, tantomeno una retribuzione non adeguata. Preferiscono le aziende che prestano attenzione alla responsabilità sociale e che puntano a costruire un ambiente che sia tollerante e inclusivo. Alla generazione Z piace ascoltare ma anche essere ascoltati. Spesso intervengono con idee innovative dato il loro particolare senso imprenditoriale. La maggior parte è estremamente ambiziosa, determinata a raggiungere i propri obiettivi. Infatti, offrire loro opportunità di crescita e occasioni di stimoli, è un grande plus e sicuramente prediligono questo tipo di realtà.
Modalità smart. La modalità ibrida, se non addirittura in totale smartworking, è la chiave vincente per ottenere un ottimo punto di incontro tra le esigenze sia dell’impresa che della generazione Z. Non pensano di lavorare da casa in tutte le occasioni. Piacerebbe loro scambiare due chiacchiere con i colleghi e tutto ciò che coinvolge l’interazione sociale, ma senza essere vincolata ad un luogo, senza essere libera di poter organizzare i loro impegni come meglio credono. Infatti, sperano di poter lavorare in un’impresa che promuova la flessibilità senza una sede e orario fisso. La generazione Z pensa che la flessibilità è un’opportunità anche per l’azienda, lasciando più spazio ai dipendenti si avrà una maggiore soddisfazione professionale senza stress eccessivi, il che aumenterà anche la produttività e quindi il profitto.
Soluzione estero per la generazione Z. In generale, quelli che in questi anni, si stanno buttando per la prima volta nel mercato del lavoro, riscontrano difficoltà nel trovare un impiego che sia adatto. Lamentano precarietà, sfruttamento, paghe troppo basse che non li valorizzano abbastanza. Questo risulta molto scoraggiante soprattutto per chi, dopo aver passato anni sui libri, è riuscito a conseguire titoli di studio molto validi. Sembra essere un problema italiano, portando molti a trasferirsi all’estero, pur rimanendo in Europa, dove trovano opportunità e welfare aziendali migliori. Le imprese devono quindi innovarsi ed essere pronte ad accogliere gli entranti nel mondo lavorativo prendendo spunto dalle realtà vincenti straniere.
In conclusione, la generazione Z ha molto da offrire ma anche molto da imparare. Non è vero che i ragazzi di oggi non hanno voglia di lavorare, ma, al contrario, vogliamo riprogettare il mondo lavorativo per aumentare il livello di soddisfazione e il benessere personale. Penso che possono essere una grande risorsa per le imprese, dotati di grande creatività. Per il loro futuro vorrebbero posizioni che siano aperte mentalmente e senza alcuna tolleranza per ambienti di lavoro tossici. I datori di lavoro dovrebbero prendere in considerazione molte delle proposte della generazione Z riguardo l’ambito professionale. Questo potrebbe portare innovazione e nuovi modelli più flessibili nelle aziende, senza necessariamente andare a intaccare l’efficienza lavorativa.
Giovanni Matera
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