Il foglio di carta

 “Maestro, mi prendete il ragazzo a bottega?”

Questa era la frase che usavano i nostri genitori, quando, non ancora adolescenti, ci avviavano nel mondo del “lavoro”: “Siate severo e se ci vuole lo scappellotto, dateglielo pure, sarà per il suo bene”.

Tanti ragazzini hanno iniziato così. La figura del Maestro era molto importante. Insegnava i valori e i comportamenti da tenere in società e, soprattutto, trasferiva ai suoi discepoli la conoscenza implicita che, a differenza della conoscenza esplicita (la quale è possibile acquisire attraverso la scuola, i libri, lo studio e oggi internet), si poteva apprendere soltanto vivendo a stretto contatto con lui che non aveva complesse teorie da offrire, ma una grande esperienza fatta di gesti, fatica e riti d’arte quotidiani ai quali bisognava prestare attenzione e cercare, giorno per giorno, di “rubarne” qualcosa; giusto il detto che recita: “Impara l’arte e mettila da parte”.

Anch’io ho iniziato così. Avevo otto anni, quando mio padre mi condusse nella bottega di falegnameria del grande e compianto maestro Simone, cui va la mia immutabile gratitudine per tutti i suoi insegnamenti.

All’impegno di garzone di bottega, alternavo la mia vita di scolaro. Terminata la scuola dell’obbligo, mio padre mi concesse (cosa per nulla scontata di quei tempi, date le ristrettezze economiche delle famiglie) di proseguire gli studi presso un Istituto Professionale per l’industria e l’artigianato di Matera. Diventai quindi uno studente lavoratore; e non fu certo una passeggiata. La mattina mi alzavo presto per prendere la corriera per andare a scuola e, durante il viaggio, cercavo di ripassare qualche compito arretrato. Non ho mai fatto “filone”, come molti miei compagni, ed ero anche molto attento in classe a seguire le lezioni. Nonostante fossi parecchio ostacolato dalla mia matrigna (persi la mia vera mamma all’età di sette anni, mentre dava alla luce la mia sorellina), ero determinato a proseguire gli studi e a conseguire il diploma. Sono stato anche sul punto di mollare tutto, ma il mio sogno era molto più forte degli ostacoli e dei problemi economici che mi perseguitavano e, quindi, ho stretto i denti, allargato le spalle, e ho tirato sempre dritto per la mia strada verso la mia meta.

Lavorare in falegnameria portava anche i suoi vantaggi. Mi permetteva, già allora, di avere qualche cliente cui fornivo piccoli lavoretti come smaltare porte, realizzare fasce per tende, panchette, tavole per fare la pasta fresca e riparazioni varie. In tasca avevo sempre un foglio di carta su cui appuntavo i miei sogni, i miei progetti e anche quei lavoretti, gli appuntamenti e le piccole somme che riuscivo a guadagnare, che utilizzavo per acquistare i libri di scuola, l’abbonamento per il pullman e per qualche spesuccia personale.

Quel foglio di carta ancora oggi mi tiene compagnia e sul quel foglio scrivo ancora i miei obiettivi e i miei sogni, che puntualmente si avverano.

E’ proprio vero che tutte le cose sono create due volte: la prima nella mente e la seconda nella realtà. Questo concetto lo vado ripetendo da un bel po’ di tempo in tutti i seminari e incontri formativi cui partecipo.

Quel giovane apprendista che appuntava su un foglio di carta i suoi sogni, oggi può dire di averli realizzati; magari non esattamente come li aveva immaginati. La forza dell’immaginazione porta a realizzare non solo i propri sogni, ma anche cose che non avremmo mai pensato di fare o di saper fare.

Nel 2005 mi accorsi che il mondo stava radicalmente cambiando, allora decisi di introdurre nella mia azienda, Matera Arredamenti, dei corsi formativi, per capire e poter affrontare meglio le nuove sfide che la new economy stava lanciando. Così aggiunsi altri nuovi appunti/obiettivi su quel famoso foglio di carta.

Non avrei mai pensato che ci potessero essere tali e tante soluzioni ai problemi del passato e altrettante possibilità per il futuro, non solo in azienda ma anche nella vita privata. Grazie alla formazione, anzi, a un certo tipo di formazione: quella che mette al centro di tutto i valori umani e non le transazioni economiche; quella che predilige l’essere all’avere, ho potuto operare un radicale cambiamento anche nella mia vita personale e professionale.

Forte di questi insegnamenti, ho cominciato ad ampliare le mie conoscenze, leggendo libri, frequentando scuole di management, partecipando a seminari per diversi anni, fino a quando ho avvertito la necessità di trasmettere agli altri qualcosa di ciò che avevo imparato. E così, ho scritto un libro, La Cassetta degli Attrezzi, il quale, noto, con immensa soddisfazione, che sta riscuotendo un isperato successo non solo tra gli imprenditori ma anche tra la gente di ogni estrazione sociale; e quel che più m’inorgoglisce è sapere che stia suscitando un particolare interesse soprattutto nei giovani.

E’ già un po’ di tempo che concentro la mia attenzione su di loro, perché i giovani sono il nostro futuro, la nostra speranza. Spesso vado nelle scuole superiori a parlare di questi argomenti con i ragazzi dell’ultimo anno, che si accingono al mondo del lavoro, spiegando loro che si può creare valore, solo se si ha coraggio. Il coraggio di prendere decisioni, di fare dei progetti e impegnarsi a realizzarli, senza mai smettere di sognare perché è nel sogno che nasce la visione dei nostri progetti che, poi, la dedizione, il sacrificio e la costanza tradurranno in realtà. L’alternativa a questo è finire nei sogni altrui. Allora, questi sogni, questi progetti vanno fissati, oltre che nella mente, anche su un foglio di carta, come primo passo verso la loro reale attuazione; e l’effetto benefico che se ne riceve è sorprendente.

Taluni potrebbero obbiettare che il raggiungimento dei propri sogni e obiettivi dipenda da una serie propizia di casualità. E se non fosse proprio così?

Bene, allora, se avete un sogno o un progetto in cui credete davvero, ma davvero tanto, perché non provate a segnarvelo su un foglio di carta?

Giovanni Matera

Per consultare altri miei articoli:

www.giovannimatera.it