Giovani in Fuga: L’Italia che Emigra

 C’è un’Italia che parte in silenzio. Giovane, preparata, coraggiosa. Un’Italia che non smette di amare il proprio Paese, ma che non riesce più a viverci. Un’Italia che sogna, e per sognare davvero, prende un aereo e va via.

In tredici anni – dal 2011 al 2023 – oltre 550 mila giovani italiani tra i 18 e i 34 anni hanno lasciato il Paese. Un numero che si riduce a 377 mila se si considerano i rientri, ma che fotografa comunque una vera e propria emorragia di capitale umano. È il dato allarmante contenuto nel Rapporto “I giovani e la scelta di trasferirsi all’estero”, realizzato dalla Fondazione Nord Est e presentato lo scorso ottobre al CNEL (Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro).

Secondo lo studio, il valore economico di questo esodo – tra competenze, formazione e potenzialità produttiva – supera i 134 miliardi di euro. Una cifra che potrebbe addirittura triplicarsi, considerando le sottostime presenti nei dati ufficiali.

Ma al di là delle cifre, ciò che colpisce è la perdita di senso, la fragilità di un sistema che non sa più nutrire i sogni dei suoi giovani, né trattenerli.

Una vera emergenza nazionale. Renato Brunetta, presidente del CNEL, lo dice senza mezzi termini: “Siamo in piena emergenza economica e sociale. I giovani scarseggiano nelle imprese, nella Pubblica Amministrazione, e mancheranno in ogni ganglio vitale della società italiana. L’indifferenza è scandalosamente inaccettabile.”

Italia: ultima per attrattività. Secondo Luca Paolazzi, direttore scientifico della Fondazione Nord Est, “L’Italia è una grande fornitrice di capitale umano ma è fuori dalla circolazione europea dei talenti. Non attraiamo giovani, e anzi li perdiamo ogni anno.”

Ogni otto giovani italiani che lasciano il Paese, solo uno arriva dall’estero. Numeri che ci relegano all’ultimo posto in Europa per attrattività. La Svizzera accoglie il 34% dei giovani europei che si spostano, la Spagna il 32%. L’Italia appena il 6%.

Eppure, non si parte per denaro. Solo il 10% degli intervistati ha indicato lo stipendio come motivo principale. Si parte per avere opportunità di crescita, per una formazione di qualità, per vivere meglio.

Il paradosso del Sud: un giovane su due è laureato. Il Mezzogiorno continua a perdere i suoi figli più brillanti. “Uno su due di quelli che emigrano dal Sud è laureato,” ha spiegato Luca Bianchi, direttore di Svimez. “Una volta si partiva per necessità. Oggi si parte per scelta. Ma è una scelta obbligata.”

Tra il 2002 e il 2024, i giovani under 40 sono diminuiti di 3,1 milioni nel Sud e di 2,1 milioni nel Centro-Nord. Un calo che mina le fondamenta demografiche del Paese e che disegna un futuro senza giovani, senza forza lavoro, senza energia creativa.

Demografia e lavoro: -9% di forza lavoro entro il 2040. Secondo Eliana Viviano (Banca d’Italia), entro il 2040 l’Italia perderà il 14,4% della popolazione in età lavorativa, pari a 5,4 milioni di persone. Se non cambiano i trend attuali, questo significherà un calo del 9% del PIL nazionale.

Il problema? La bassa partecipazione al lavoro di giovani e donne, penalizzate anche da una maternità che spesso si traduce in abbandono professionale. Serve un cambio di paradigma, un sistema che sostenga la conciliazione vita-lavoro e che valorizzi ogni talento.

Un Paese che non ascolta i suoi giovani. Cinzia Conti (ISTAT) fotografa un’altra realtà sconcertante: 1,6 milioni di giovani italiani tra gli 11 e i 35 anni vivono all’estero. E tra chi ancora non è partito, il desiderio di farlo è fortissimo: il 30,7% dei ragazzi tra gli 11 e i 19 anni sogna di vivere all’estero da grande. Tra le ragazze, la percentuale sale al 37,9%.

Gli Stati Uniti sono il sogno di molti. Ma il vero messaggio è un altro: una generazione intera non vede più il proprio futuro in Italia. Una generazione che chiede solo di essere vista, ascoltata, sostenuta.

La scelta di restare fuori: tra opportunità e delusioni. E chi è già partito? L’87% valuta positivamente l’esperienza all’estero. Solo il 16% ha deciso di rientrare, soprattutto per motivi familiari. Il resto è pronto a restare o a spostarsi di nuovo, seguendo le opportunità, perché in Italia, purtroppo, non le trova.

I giovani non chiedono miracoli. Chiedono un ambiente aperto, meritocratico, culturalmente vivo. Uno spazio in cui contare. E mentre aspettiamo politiche strutturali, mentre osserviamo questi numeri e li discutiamo, ogni giorno altri aerei decollano, con a bordo altri sogni, altre intelligenze, altri pezzi di futuro.

Conclusione: Restituire senso al rimanere. Se vogliamo davvero invertire la rotta, dobbiamo ridare valore al restare. Costruire un’Italia dove essere giovani non sia un limite, ma un’opportunità. Dove chi vuole crescere professionalmente e umanamente non debba scegliere tra amore per il proprio Paese e dignità della propria vita.

Abbiamo bisogno di un Paese che sappia trattenere, ispirare, sostenere. Di un Paese che abbia il coraggio di diventare casa, di nuovo.

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Giovanni Matera

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www.giovannimatera.it

 

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