Fare impresa oggi non è difficile. È diverso
Formare per Competere
Quella mattina di novembre era tutto tranquillo in casa mia, troppo tranquillo, soprattutto per la presenza di un’ospite non particolarmente gradito: il monossido di carbonio. Mia moglie ed io lo avevamo respirato inconsapevolmente per tutta la notte e al mattino ci trovarono assopiti come due angioletti.
Al risveglio in ospedale ci dissero che avevamo avuto fortuna, perché ci erano rimaste appena due orette di vita ancora. Una canna fumaria difettosa aveva tentato di anticiparci di parecchio il nostro ultimo viaggio; ma grazie a un’amica, con la quale mia moglie quella mattina aveva un appuntamento, ai fantastici operatori del 118 e ai pompieri che, nell’ordine, diedero l’allarme, ci soccorsero e ci condussero nel più vicino nosocomio dotato di camera iperbarica, siamo ancora qui a poterlo raccontare.
In quel frangente ero in ballo con la pubblicazione del mio libro “La Cassetta degli Attrezzi” e la mia casa editrice, ignara di quanto occorsomi, continuava invano a telefonare per comunicarmi l’uscita del medesimo. Una settimana dopo la informai di quanto mi era accaduto e, scherzando, dissi che avevo rinunciato all’idea di quel viaggio poiché avevo ancora tante cose da fare, soprattutto nel sociale, e anche per assicurarmi che mi avessero fatto un buon lavoro editoriale.
Nei mesi successivi, felice di essere ancora tra i vivi, mi dedicai alla promozione del mio libro andando in giro un po’ dappertutto.
È stata una bella avventura, non soltanto per il buon numero di copie vendute ma soprattutto per i giudizi e i commenti positivi ricevuti.
Alcune copie sono finite anche in Francia e in Germania ad amici e parenti che, ahinoi, pur complimentandosi per la mia “fatica letteraria”, mi hanno riferito che, i concetti contenuti nel mio libro per i quali in Italia si fa ancora molta fatica a comprenderli, nelle aziende francesi e tedesche, invece, sono divenuti ormai pratica quotidiana da un buon trentennio. La conseguenza di ciò, ovviamente, è che l’Italia è sempre meno competitiva rispetto al resto d’Europa. Il motivo principale è da ricercare non soltanto nella farraginosa burocrazia e nell’alto carico fiscale italiani, ma soprattutto nel fatto che le nostre aziende non fanno formazione come invece è di comune prassi nelle altre nazioni europee.
Per molti, nel nostro Paese, la parola “Formazione” equivale a “perdita di tempo”. Eppure si parla tanto di lavoro, anzi, di mancanza di lavoro; ed ecco che i nostri politici si sbizzarriscono nel proporre le solite strane ricette “risolutive”, come gli incentivi, la cassa integrazione ecc.
Capisco che per un’amministrazione pubblica o per un partito politico (di qualsiasi area) pensare di proporre una vera e seria formazione, per i giovani, i disoccupati, le donne, i perdenti posto, significa non ottenere risultati, in termini di consensi elettorali, nell’immediato. Allora, meglio fare le solite promesse di sempre; mai mantenute. Meglio restare ultimi nella classifica mondiale dei paesi avanzati, piuttosto che fare formazione, che costa tempo, fatica e denaro; ma che però produce occupazione, ricchezza e benessere.
Per fortuna ci sono alcune eccezioni che lasciano bel sperare come, ad esempio, una delle mie aziende fornitrici, la Colombini, che opera nell’arredamento, settore molto penalizzato dalla crisi in atto. Bene, in quell’azienda si lavora regolarmente fino all’ora di pranzo del venerdì e, nel pomeriggio, tutti i dipendenti si raccolgono a piccoli gruppi intorno ai loro dirigenti per dedicarsi con entusiasmo alla formazione. Ora, non sarebbe difficile comprendere che la mezza giornata settimanale che l’azienda riserva alla formazione non è affatto una perdita di tempo ma un indubbio valore aggiunto per essa stessa. Non a caso la Colombini è una di quelle poche aziende di successo che avverte meno i pesanti effetti dell’odierna congiuntura economica. Questo c’insegna che fare impresa oggi non è difficile, è solo diverso. Oggi abbiamo bisogno di accrescere le nostre conoscenze, elevare la nostra professionalità e capire che, in un mondo in continuo cambiamento, c’è sempre meno posto per chi non ha intenzione di cambiare.
Giovanni Matera
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