CULTURA Seconda lezione formativa di Giovanni Matera nel Caffè letterario Don Chisciotte
Il successo: o è servizio o non è
Consapevolezza e integrità
le condizioni per conseguirlo
Gli esempi di Cesare e Orazio e di Alessandro magno e Diogene
Il trono che gronda di lacrime e sangue
Il successo, cercarlo?
Ieri sera nel Caffè letterario Don Chisciotte, Giovanni Matera, introdotto da Marilena Frigiola, ha tenuto la seconda delle sue quattro lezioni sull’imprenditoria, il tema era: Come avere successo? Ma sotto traccia scorrevano due domande: ma che cos’è successo ed è proprio il caso di cercarlo?
Nella prolusione materana e nel dibattito con gli ospiti sono stati elencati gli ingredienti del successo: conoscenza, uscita dal proprio spazio anche pagando un dazio emotivo, diversificarsi e distinguersi, pensare da causa, cioè ragionare sul necessario e possibile, consapevolezza, coraggio, avere una meta o uno scopo e, soprattutto essere credibili per propria integrità. Infine, la misura del proprio successo vien data dal successo dei propri collaboratori.
Il dibattito ha avuto momenti alti, aprendosi all’interrogativo di Eric Fromm: essere o avere? E al conseguente rischio di alienazione, cioè di uscire da sé e disperdersi inseguendo il successo con ogni mezzo, con la conclusione di salire e salire, ma, nel voltarsi indietro trovarsi soli.
In una conversazione successiva al dibattito con Matera, il successo è stato visto con due esempi contrapposti: successo ebbe Cesare, che fu il più potente del mondo per un po’ d’anni e successo ebbe il poeta Orazio che lasciò gli splendori di Roma per un campetto nel quale vivere e regnare. E successo, ha aggiunto Nunzio Tria, ebbe Alessandro Magno e successo ebbe Diogene che lo irrise per tutti i tempi dicendogli: fatti più in là, che mi nascondi il sole. E dunque il successo è riuscire nel proprio intento, realizzarsi secondo le proprie attitudini o doti, mai dimenticando le profondissime parole foscoliane nell’elogiare l’acume di Machiavelli ne Il Principe: di che lacrime e sangue grondi qualsiasi scettro, il potere, o il successo; monito che si collega ad uno delle caratteristiche del successo: aver fatto, con la propria abilità e integrità, il bene dei propri collaboratori, o dei propri simili.
E dunque il successo o è servizio o non è, va cercato, ma per restituire agli altri ciò che si è avuto da madre natura, o perfino dal caso, che i latini chiamavano “vitrea fortuna, perché come splende così si rompe”.
Michele Cristella, Giornalista Professionista
Giovanni Matera
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