Abbastanza o Abbondanza?

Da alcune ricerche socio-antropologiche, e anche psicologiche, è emerso che gli esseri umani si dividono essenzialmente in due categorie: gli “abbastanza” e gli “abbondanza”. I primi sono quelli che pensano: “Tutto sommato, c’è chi sta peggio di me” e si affidano al destino con una certa rassegnazione, trascorrendo una vita, seppur equilibrata, sul concetto di “abbastanza”, appunto. Non ci sarebbe nulla di male, se, in questo caso, l’accezione del termine “abbastanza” non sottendesse a una velata insoddisfazione. Insomma, gli abbastanza sono persone che hanno smesso di sognare e deciso di accontentarsi di quello che “passa il convento”. I secondi, invece, continuano con volontà ed entusiasmo a realizzarli quei sogni. Per loro, tra il dire e il fare, non vi è alcun mare. C’è solo il fare e basta!

Gli abbondanza non si accontentano. Non che siano degli egoisti; anzi, il contrario, loro hanno tanti amici, tanti affetti e con essi sono molto generosi. Di solito sono delle vere e proprie guide, sia nella vita pubblica sia in quella professionale sia anche nella vita privata. Gli individui che fondano la propria esistenza sul concetto di abbondanza, non si lamentano mai, sono molto tolleranti e vedono il “famoso bicchiere” sempre mezzo pieno.

In tempi come gli attuali – cosiddetti di “crisi” – contrapposto al diffuso atteggiamento impaurito e difensivo degli abbastanza, gli abbondanza “attaccano”: ideando nuovi progetti e lanciando sfide innovative nella comunità, nelle aziende e anche nelle proprie famiglie. Spesso riescono a sovvertire dei periodi sicuramente negativi, in opportunità di cambiamento e di crescita.

Gli abbondanza sono in continua uscita dalla “zona di confort”, là dove gli abbastanza si fermano a subire un lento e inesorabile detrimento, fino all’estinzione.

Oggi, purtroppo – sarà che la politica e i maxmedia abbiano deciso di esagerare nell’intimorirci sulla situazione economica generale – la società sembra vivere nell’assunto dell’abbastanza. Persone, una volta idealiste, che inseguivano la realizzazione dei propri sogni, si sono trasformate in individui oltremodo circospetti, con i piedi ben “piantati per terra” e persuasi dall’idea che “tra il dire e il fare” non c’è solo di mezzo il mare, ma tutti gli oceani. E così, la vecchia sana aspirazione all’abbondanza, si è trasformata in una diafana sopportazione dell’abbastanza. Ognuno di loro, in passato, ambiva all’abbondanza e desiderava il successo: l’imprenditore sognava che la sua azienda fosse leader indiscussa sul mercato; l’operaio desiderava una villetta in periferia; il genitore agognava che il figlio potesse studiare nelle migliori università americane, e così via…

Belle favole, direte voi. Niente affatto! E’ soltanto che siamo stati pesantemente condizionati dalla cultura dell’abbastanza, tanto da essere privati persino dei nostri sogni.

Credetemi: raggiungere l’abbondanza non è solo una questione di ricchezze o di proprietà; è innanzitutto una questione di soddisfazione e felicità. Un uomo muore quando muore l’ultimo dei suoi sogni. Se sei caduto nella trappola dell’abbastanza, un po’ alla volta, ti stai spegnendo.

Come tutti gli esseri umani, anche tu ricerchi e ti meriti l’abbondanza e il successo.