Strategie per gestire le risorse umane nel XXI secolo

“L’esercito vittorioso prima si assicura la vittoria e poi da’ battaglia, mentre l’esercito destinato alla sconfitta prima da’ battaglia e poi cerca la vittoria”.

 Sun Tzu, L’Arte della Guerra

 La frase di Sun Tzu contiene in sé una sottile ma importante differenza, quando ci si occupa di strategia.

Per vincere una guerra o per condurre una campagna con successo, non è sufficiente attaccare o mettersi a sparare. Serve avere una strategia complessiva che guidi alla vittoria, altrimenti si è sconfitti. Si potrebbe applicare lo stesso concetto a numerose attività aziendali e sicuramente anche nella gestione delle risorse umane.

Non voglio certo dire che la gestione delle risorse umane equivalga a una guerra, al contrario; ma se la si affronta senza una strategia ad ampio respiro, se la si fa a “spizzichi e bocconi”, senza vedere che l’azienda effettui dei reali cambiamenti nella propria filosofia, per quanti consulenti e formatori si possano chiamare, non si raggiungeranno mai i risultati sperati.

Andiamo quindi a vedere quali sono alcuni dei fattori che dobbiamo prendere in considerazione, se vogliamo rendere la filosofia della nostra azienda più adatta allo sviluppo delle risorse umane.

 Il contesto storico

Secondo Philip Mc Graw, autore del best-seller Life Strategies (Strategie di vita), il mondo si divide in “quelli che capiscono” ciò che succede intorno a loro e “quelli che si ostinano a non capire”. Quelli che si ostinano a non capire, a volte, non si rendono conto che le condizioni intorno a loro sono cambiate, che non sono più quelle di un tempo. Così si lamentano, criticano, spiegando a tutti, compiacendosi, che una volta le cose erano diverse; ma nel fare ciò, perdono ulteriore tempo.

Un esempio di tali cambiamenti è dato dal fatto che oggi l’azienda ha ereditato dalla scuola il compito di formare e istruire le persone. Nelle università e scuole superiori italiane non sono previsti corsi di vendita o di comunicazione interpersonale, e men che meno corsi pratici su “come avere successo nel lavoro”, nonostante questi siano argomenti che gli studenti, una volta usciti dalla scuola, dovranno quotidianamente, e per tutta la vita, affrontare.

Vi sono diversi imprenditori, appartenenti alla categoria di quelli “che si ostinano a non voler capire”, i quali si lamentano in continuazione: “Guarda, vengono fuori dalla scuola che non sanno far niente! Arrivano con tanto di laurea, pretendono un sacco di soldi ma poi, la loro, è solo tutta teoria…”; oppure “E’ mai possibile che bravi dipendenti non se ne trovino più?”

I bravi dipendenti bisogna formarseli da sé e sul campo. Questo occorre necessariamente capirlo, altrimenti vi è il reale rischio di estinguersi; ossia, detto più brutalmente: chiudere baracca e burattini. Ma credo che nessuno voglia mai il male di se stesso è quindi sarà più utile e conveniente rendere la propria filosofia aziendale più adatta allo sviluppo delle risorse umane, piuttosto che battere la ritirata.

Per fare ciò è necessario, in primis, cambiare categoria, cioè passare da quelli “che si ostinano a non capire” a “quelli che capiscono”, in modo tale da dare inizio a un vero cambiamento delle proprie idee.

Vediamone alcune.

  • La stragrande maggioranza delle persone non sono scansafatiche, non cercano sempre di imbrogliare e non fanno apposta a commettere errori. Sono persone senzienti che se fossero coinvolti, formati e concessa loro la possibilità di contribuire trionfando, darebbero il massimo per il gruppo di cui fanno parte.
  • Facciamo sentire i nostri collaboratori più protetti. Concediamo loro la nostra completa fiducia, senza riserve. Non guardiamoli con diffidenza, se lasciamo trasparire i nostri dubbi o il nostro discredito nei loro confronti, li renderemo insicuri, disorienti, più deboli, poiché avvertiranno la mancanza della protezione del capo e del gruppo.
  • In ogni gruppo c’è sempre un 3-8% di persone negative (scollaboratori) ed è importante non scaricare le tensioni su collaboratori che il loro dovere già lo fanno, significherebbe demotivarli pesantemente. Il che è come dire: “Siccome un bambino ha fatto uno scherzo alla maestra, mattiamo tutti in castigo”.

Allora facciamo in modo che nelle nostre aziende venga riconosciuta la centralità delle persone. Cerchiamo di selezionare collaboratori in base al loro entusiasmo, alla loro capacità di entusiasmare, a loro volta, gli altri e, soprattutto, alla visione che hanno del lavoro, del gruppo e della vita.

Giovanni Matera

Per consultare altri miei articoli:

www.giovannimatera.it