Stanno aspettando la chiamata!

Michele Pacciana – Giornalista Professionista

Ci sono uomini, donne, imprenditori, manager e amministratori delegati, che hanno quello che si chiama lo spirito del self made man, dell’uomo che si è fatto da solo: chi dal nulla, o quasi, ha creato una solida posizione economica e ha dato prospettive di lavoro alla Comunità.

In altri Paesi d’Europa la generazione dei trenta-quarantenni è ormai una fucina di talenti che fornisce la classe dirigente e i capitani d’industria. Che cosa manca al Sud, e soprattutto alla provincia tarantina, per fare il grande salto imprenditoriale nella valorizzazione delle risorse umane e di un territorio che tutti ci invidiano? Siamo sicuri che la colpa sia sempre e solo degli altri?

Se n’è discusso in un convegno di studio a Laterza organizzato nell’ambito degli incontri della scuola di formazione tenuta da Giovanni Matera, che da giovane falegname è diventato un imprenditore di successo nel campo dell’arredamento.

La monocultura dell’acciaio, afferma Giovanni Matera, ci ha schiacciato sotto la mentalità del posto fisso, inibendo per anni la cultura del cambiamento e dell’innovazione.

È vero, anche la Provincia vive la generazione Erasmus. Molti giovani hanno come orizzonte il mondo per formarsi e poi magari tornare nei paesi d’origine e mettere a frutto le proprie competenze ma, se parli con altri ventenni o trentenni, ti rispondono sfiduciati che “stanno aspettando la chiamata”, o cercando la chiave per quel concorso pubblico, magari da questuare al politico di turno, specie adesso, in tempo di elezioni.

Certo, viviamo una situazione per niente facile, ma abbiamo anche una generazione di giovani abbastanza assopita e in attesa di un qualcosa che, si spera, arriverà forse dal cielo: “La mia vita cambierà”, si sente dire in piazza, “Se vinco al superenalotto” ecc… Intanto si cede alla disperazione e ci si rintana, ripiegati su se stessi, nelle sale bingo e nei centri scommesse, sperando in un colpo grosso che non arriverà mai.

Nella provincia di Taranto il fenomeno inquietante delle ludopatie è in forte aumento, i giocatori più incalliti vengono proprio da quel ceto medio impoverito e disgregato che magari ha perso il lavoro e non lo cerca neanche più, convinto che a 50 anni non esista alternativa e a 20 non la si possa creare. Per chi si arrabatta ogni giorno tra bollette e tasse, questa può sembrare retorica ma, dichiara sempre Giovanni Matera, il segreto del successo, se esiste, sta solo in noi stessi, nella nostra capacità di rischiare, di metterci in gioco e di osare in un nuovo progetto.

C’è la crisi, d’accordo, ma questo non deve bloccare le nostre azioni e persino uccidere i nostri sogni; anche perché fuori della nostra provincia le cose sono un tantino diverse. Basta spostarsi nel barese o nel leccese per stupirsi della vivacità di quella gente e della loro nuova cultura d’impresa. Se usciamo da luoghi comuni, vedremo che anche qui abbiamo eccellenze: imprenditori agricoli che si sono trasformati in leader del turismo e dei servizi; fabbri artigiani che si sono riconvertiti in costruttori di trattori e adesso hanno fabbriche e punti vendita in tutto il Mediterraneo. Gli altri sono stati più bravi di noi? Non sempre l’alibi regge. Ci sono milioni di fondi europei che non vengono utilizzati. Forse non abbiamo la voglia e neanche la capacità di cercarli. Nessuno è il genio della lampada, ma quanto siamo realmente capaci di metterci in gioco, di investire seriamente sulle nostre vocazioni individuali e territoriali?

Mentre a Taranto si celebra il processo “Ambiente svenduto” sul disastro dell’Ilva, da Laterza arriva un monito: “Non aspettare.  Solo se sarai disposto a perdere, potrai anche vincere. L’unico vero nemico del futuro, è la paura di affrontarlo”.

Pensiamoci.

Michele Pacciano
Giornalista Professionista

 Giovanni Matera

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