A bordo della mia auto tornavo da Bari, dove ero solito recarmi per gli acquisti dei materiali occorrenti alla mia falegnameria… poi, il buio. 

Mi svegliai nel letto di un ospedale. Non ricordavo nulla, ma mi resi subito conto di essere messo davvero male. Qualcuno m’informò che avevo avuto un brutto incidente stradale e che, per tre lunghi giorni, ero sprofondato nell’abisso di un coma. 

Immobile nel letto cercavo di valutare il danno subìto dal mio corpo, ma era cosa impossibile poiché mi doleva tutto quanto e, come se ciò non bastasse, iniziai a pensare anche alla mia situazione lavorativa. 

La mia piccola bottega non andava per niente bene. La produzione di porte per abitazioni mi restituiva una marginalità così bassa, che non mi consentiva nemmeno di coprire i costi di gestione dell’attività stessa. Nonostante lavorassi come un pazzo da mattina a sera e sebbene mi privassi di tutto pur di farcela, pur di offrire una vita migliore alla mia famiglia, niente! Le cose andavano esattamente nel verso contrario. Al danno della mia condizione economica si era aggiunta, in aggravio, la beffa della punizione fisica. Insomma, un disastro totale. Ero in k.o. assoluto!
Oggi, a distanza di venticinque anni da quel giorno, benedico quell’incidente. 

So bene che questa mia affermazione potrà apparire come un paradosso o addirittura una bestemmia, ma è proprio così. Io ringrazio quel giorno, per aver subito quell’incidente, perché è stato proprio in quei momenti di sconfinata tristezza – in quel letto d’ospedale in cui pensavo fossi letteralmente finito non solo come imprenditore ma anche come uomo – che ho cominciato a vedere in faccia la realtà e le cose con più chiarezza. Era come se mi fossi infilato in un tunnel buio e profondo da cui però avevo fermamente deciso di uscirne al più presto possibile. Sentivo che la maniera con cui avevo condotto la mia attività e la mia vita privata fino allora non mi appartenesse più, che le mie capacità potessero andare ben oltre quell’esistenza mediocre in cui mi ero cacciato con tanta fatica, per giunta. 

Per dirla con il banale aforisma “Non tutti i mali vengono pernuocere”. Il mio “male”, invece, venne proprio per farmi del bene!
Eh sì, perché in quella che si era presentata come la mia apocalisse finale, si nascondeva paradossalmente il seme dell’opportunità. 
Infatti, fu proprio in quei momenti di suprema sconfitta che mi si stagliò davanti, con perfetta limpidezza, il futuro! In pochi attimi mi lanciai in una nuova e chiara prospettiva temporale, decidendo con estrema convinzione di mettere fine alla mia vecchia vita e, con essa, anche alla mia bottega, per far nascere finalmente la Matera Arredamenti.