Prima cerca di capire… poi prova a farti capire

 “Il cuore ha le sue ragioni, che la ragione non conosce”

Pascal 

Nella maggior parte dei casi, le persone non ascoltano con l’intenzione di capire; ascoltano solo con il proposito di rispondere. Di solito, per prima cosa, cercano di imporre la loro, parlando o preparandosi a farlo, ma raramente si dispongono all’ascolto. Filtrano qualsiasi cosa esclusivamente attraverso le proprie esperienze e il proprio abito mentale, senza reali aperture né veri confronti, riflettendo così il proprio vissuto e la propria autobiografia nella vita degli altri.

Molti di noi, ammettiamolo, non hanno ancora compreso che tra capire e farsi capire… c’è di mezzo l’ascolto.

Ascoltare davvero, quindi, sembra ancora un arduo cammino poiché ciò richiede un radicale cambiamento dei nostri attuali modelli, abitudini e paradigmi di stampo individualistico e autoreferenziale.

La nostra propensione al sentire (e non all’ascoltare) in maniera autobiografica, ci porta inevitabilmente a comportarci nei seguenti modi:

  • valutiamo: trovandoci d’accordo o in disaccordo;
  • inquisiamo: ponendo interrogativi secondo la nostra soggettiva visione;
  • consigliamo: fornendo consigli dettati dalla nostra esperienza;
  • interpretiamo: cercando di esaminare il prossimo, spiegandone motivazioni e comportamenti, sulla base del nostro vissuto.

Gli antichi greci avevano una magnifica filosofia, oggi definita “Ascolto empatico”, i cui fondamenti erano:

  • L’Ethos (etica), che sarebbe la credibilità personale dell’individuo; la fiducia che gli altri hanno nella sua integrità e competenza.
  • Il Pathos (emozione): è il lato empatico, il sentimento; la sintonia emotiva di persone in comunicazione tra loro.
  • Il Logos (scelta) è la logica, la parte raziocinante dell’uomo.

 

Prima cerchiamo di capire, dunque, sempre! in ogni ruolo e situazione.

Prendiamo un bravo venditore, con una buona professionalità, il suo approccio con il cliente sarà sicuramente di comprensione dei suoi bisogni, dei suoi interessi e delle sue aspettative. Un venditore dilettante, invece, si concentrerà solo e ansiosamente nel piazzare il prodotto. Come si può ben capire la differenza tra i due sta semplicemente nell’ascolto.

Grandi esperti di settore hanno stimato che soltanto il 10% della nostra comunicazione è costituito dalle parole che pronunciamo; il 30% è rappresentato dai nostri suoni e il 60% dal nostro linguaggio gestuale.

Nell’atteggiamento empatico, si ascolta con le orecchie ma anche, e cosa più importante, con gli occhi e con il cuore. Ciò permette di rimpinguare il Conto corrente emozionale (vedi articoli precedenti), sia privato sia professionale, di chi adotta questo utile e sano comportamento. Pertanto, sarebbe il caso di cominciare a seguire tale condotta innanzitutto nella propria famiglia, trascorrendo più tempo con i nostri figli, magari con la televisione spenta, prestando più attenzione, dando loro più ascolto e scoprire che le cose, la vita e il mondo si possono cambiare partendo proprio dal nostro microcosmo.

Giovanni Matera

Per consultare altri miei articoli:

www.giovannimatera.it