Pensare da effetto o da causa?

Da principio, ascoltavo le parole degli uomini e mi fidavo della loro condotta. Oggi, ascolto le parole degli uomini e osservo la loro condotta.  (Confucio)

Ogni giorno, noi tutti, siamo messi di fronte a problemi e decisioni da prendere. Il risultato di tali scelte dipende esclusivamente dalla nostra impostazione mentale: se essa si concentra sull’“effetto”, molto probabilmente avremo un risultato mediocre o addirittura insoddisfacente; se invece mira alla causa, di sicuro gli esiti saranno migliori e più vantaggiosi.

Il linguaggio da “effetto” proviene da un fondamentale paradigma deterministico e tutta la sua forza sta nel trasferimento di responsabilità. Si tratta di un atteggiamento reattivo a difesa dello status quo; ossia a protezione della famosa “zona di confort”, che abbiamo trattato in precedenti articoli.

In altre parole, le persone che reagiscono agli effetti sono influenzate dall’ambiente, dalle circostanze esterne e dalle debolezze degli altri, tanto da impostare la propria vita emotiva in funzione del comportamento di quest’ultimi.

Spesso, gli individui reattivi sono portati a dire: “Non è colpa mia… c’è la crisi… così va il mondo… non posso cambiare”… e così via.

Il concetto di causatività, invece, si estrinseca nei comportamenti di quegli individui con spiccata capacità di affrontare gli eventi in modo consapevole e responsabile, non lasciandosi condizionare dalle proprie impulsive remore psicologiche e dalle circostanze ambientali esterne. Essi sono persone proattive in grado di prevenire e anticipare i problemi e i bisogni futuri; sono uomini-guida abili nel gestire i cambiamenti.

Una vecchia pubblicità televisiva, diceva: “Potevamo stupirvi con effetti speciali; ma noi siamo scienza, non fantascienza”. Ho preso a prestito questa frase per trasformarla in un’utile equazione metaforica: Effetti speciali = emotività, reazione, scarico di responsabilità; Scienza = consapevolezza, ragionamento, responsabilità.

A questo proposito ecco che tornano alla mente alcuni miei articoli passati in questa rubrica: Ma io cosa posso fare? Pilota o passeggero? Distinguersi o Estinguersi? Ecc.

Tutti noi vorremmo avere il controllo delle cose, delle persone, delle aziende e della nostra stessa vita, ma siamo proprio sicuri di averne la giusta conoscenza? L’abilità di trarre conclusioni per sviluppare opportuni metodi di gestione e diventare punto di riferimento e guida?

Allora proviamo a vedere come tutto ciò possa, o no, diventare realtà, ponendoci qualche semplice domanda:

Notiamo qualcosa di non ottimale nell’ambiente, come ci comportiamo?

  • Ci consideriamo la causa di tale situazione?
  • Iniziamo a sviluppare dei sistemi per affrontarla?
  • Se i sistemi adottati non funzionano, continuiamo a considerarci la causa della situazione non ottimale?

Operando così, svilupperemo o reperiremo la conoscenza giusta per risolvere quella situazione.

Insomma, sta solo a noi decidere come porci davanti ai problemi: se saremo causativi, ce ne prenderemo cura e li gestiremo; se invece saremo reattivi, e quindi ci lasceremo influenzare dagli effetti, saranno gli stessi problemi a gestire noi.

Quale sarà la vostra scelta?

Giovanni Matera

Per consultare altri miei articoli:

www.giovannimatera.it