Non siamo tutti uguali
“La collaborazione tra scuola e datori di lavoro è fondamentale per guidare le generazioni future e consentire alla forza lavoro del futuro di affrontare le sfide e le opportunità globali.” (John Denton).
Uno dei problemi che sembra tormentare gli imprenditori italiani è quello di non riuscire a trovare talenti qualificati per inserire nelle posizioni aperte presso le loro aziende. Queste posizioni rimangono vacanti in un apparente paradosso per cui le aziende sono disposte ad assumere e i candidati sono disposti a lavorare, ma le loro professionalità (quando ci sono) sono altre rispetto a quelle richieste. Perché accade tutto ciò?
Febbraio 2021 il centro di ricerche RandstadResearch pubblica il suo rapporto: “Posti vacanti e disoccupazione tra passato e futuro”.
Dal rapporto emerge che già nell’estate del 2019, alla vigilia della crisi Covid, la stampa italiana segnalava la criticità ed evidenziava la gravità della “difficoltà di reperimento” di figure professionali da parte delle aziende industriali. Questa criticità veniva altresì confermata da due indagini condotte dalla stessa RandstadResearch, la prima indirizzata, nel 2019, ai professionisti che si occupano in prima linea di incrociare domanda e offerta di lavoro, la seconda, nel 2020, a un campione di circa 1000 aziende.
Da questo rapporto emerge che: Le carenze nella preparazione tecnica, nell’istruzione e formazione di base vengono evidenziate al primo posto nelle nostre indagini sugli ostacoli al reperimento di figure professionali. Inoltre abbiamo in questo momento occasioni da non perdere per la crescita e per il futuro del nostro paese: la riconversione energetica, l’economia circolare, la cascata di “innovazioni dirompenti”, le opportunità di miglioramento della produttività, della salute e della qualità del “ciclo di vita”; quindi i piani di rilancio europei 2021-27, potrebbero rappresentare più di un “Piano Marshall”.
La sfida italiana si vince con un radicale miglioramento dell’istruzione e della formazione, insieme con l’aumento del tasso di partecipazione al lavoro delle donne, dei giovani e di tutti i cittadini in età adulta.
Come si evince da questa ricerca sicuramente non esiste una risposta unica, è né tantomeno semplice. Sono molteplici i fattori che entrano in gioco e che cercheremo di affrontare in questo articolo:
Non siamo tutti uguali. Come imprenditori e manager, non solo ci troviamo a gestire gruppi di persone composti di personalità, culture e temperamenti diversi ma, ora più che mai, ci troviamo di fronte alla grande sfida di far crescere e mantenere uniti gruppi di individui che appartengono e generazioni molto diverse tra loro, che sarebbero sintetizzate nelle seguenti espressioni:
“The SilentGeneration” (nati tra 1928/1945);
“Boomers” (nati tra 1946/1964);
“Generazione X” (nati tra 1965/1980);
“Milliennials” (nati tra 1981/1996);
“Generazione Z (nati tra 1997/oggi).
Categorie che sono entrati ormai a far parte del lessico quotidiano dandoci delle corrette chiavi di lettura per interpretare al meglio le aspettative e i sogni delle nostre risorse.
I Boomers e la generazione X rappresentano ancora oggi una componente importante sia della forza lavoro che della classe imprenditrice. È compito del titolare accertarti che essi si sentano una vera ricchezza per il gruppo e che la loro esperienza personale, maturata in tanti anni di duro lavoro e di carriera, possa essere un valore aggiunto al team.
La famigliarità dei Millennials – nativi digitali con la tecnologia – ha contribuito a creare in loro una sorta di integrazione tra mondo reale e quello virtuale. Il mondo del lavoro inevitabilmente subisce e metabolizza gli effetti di questa rivoluzione tecnologica. Questi cambiamenti hanno modificato in modo irreversibile il concetto stesso di lavoro: sono nate nuove professioni, che richiedono capacità e competenze diverse rispetto a quelle tradizionali, le quali, a loro volta, sono state stravolte. I nativi digitali crescono senza saper smontare, vedere e testare gli strumenti che utilizzano.
Questa generazione, vive una forte contraddizione, divisa tra la rivoluzione digitale e una crisi economica/lavorativa. A differenza della generazione precedente, i millennials sono cresciuti con la consapevolezza che sarebbe stato quasi impossibile trovare un lavoro stabile nel tempo.
Per loro lo stipendio non è tutto, talvolta neanche la priorità. Ciò che ritengono sia di essenziale importanza, per decidere in che tipo di azienda lavorare, è la possibilità di ricevere formazione continua, meritocrazia e l’opportunità di crescere in ruoli di responsabilità sempre maggiore, in ambiente collaborativo e poter cooperare verso degli obiettivi comuni.
La generazione Z, invece, è quella che non ha mai conosciuto un mondo senza tecnologia digitale, cosa che ha influito sulla loro socializzazione, sui loro consumi e sulle relative aspettative.
Per gestire questa generazione bisogna creare nuovi ruoli, nuovi metodi di lavoro. Questa generazione e meno in grado di assumersi responsabilità individuali, ma ama condividerle e affrontare responsabilità collettive. Va sfatato il mito che i giovani non vogliono lavorare, in realtà siamo noi imprenditori che il più delle volte non capiamo come inserirli efficacemente nel mondo del lavoro. E bene sapere che in futuro – ma già lo fanno – saranno loro a scegliere l’azienda in cui lavorare e se non la trovano andranno a cercare fuori dall’Italia.
Alla luce di quanto abbiamo potuto capire esaminando le varie categorie di lavoratori, sia la scuola che il mondo imprenditoriale hanno bisogno di cambiare alcuni paradigmi. Due mondi che possono avvicinarsi e dialogare, mettendo al centro progettualità e visione, con percorsi strutturati e integrati a livello nazionale e globale, in un’ottica di reciproco beneficio e a diretto appannaggio delle generazioni future.
Pertanto la scuola è fondamentale per la creazione del capitale umano e lavorativo del nostro paese e per garantire un adeguato incontro dell’offerta di lavoro con la domanda di impiego, creando così la maggiore occupabilità possibile per i giovani.
Giovanni Matera
Per consultare altri miei articoli