Lo stato d’animo dell’imprenditore

 Qualsiasi azione tu compia, ne conseguirà un effetto

Circa 2300 anni fa, Aristotele disse che qualsiasi causa o azione produce un effetto di qualche tipo. Sicché ogni nostra azione, ci piaccia o no, determina inevitabilmente un effetto per legge naturale.

Nel campo professionale il nostro stato d’animo e la nostra reazione più ricorrente nei confronti dei nostri collaboratori o delle loro prestazioni non ottimali hanno, per forza di cose, un impatto diretto sulla produttività.

Molti imprenditori hanno idee non del tutto ragionevoli rispetto agli effetti che le loro reazioni, o atteggiamenti emotivi incontrollati, causano sui loro collaboratori. Sull’argomento vi sono degli approfonditi studi che dimostrano i due principali atteggiamenti “eccitabili” tipici dell’imprenditore che demotiva il personale.

 Antagonista o competitore

         L’imprenditore antagonista opera spesso in parziale carenza di motivazione. Egli deve sempre dimostrare le proprie competenze e capacità al punto da risultare demotivante nei confronti dei propri collaboratori. Raramente questo tipo di imprenditore potrà riconoscere la bravura altrui.

La determinazione, la combattività e la cocciutaggine sono tutti ingredienti, insiti nell’imprenditore, che hanno una certa efficacia all’inizio della creazione di un’azienda; cioè quando tutto è ancora da fare, le risorse sono limitate e gli uomini a disposizione non hanno una formazione adeguata. Una volta avviata l’azienda, però, tali atteggiamenti non hanno più ragione d’esistere, l’imprenditore non ha più motivo di imporre la propria supremazia nei confronti dei suoi collaboratori ai quali, al contrario, dovrebbe riconoscerne il merito della crescita dell’azienda e, in conseguenza di ciò, apprezzarne il loro valore, favorendone di ciascuno la crescita personale.

L’imprenditore contrariato

Questo imprenditore, generalmente affronta i suoi uomini con fare apertamente critico e accusatorio; anche quando essi svolgano bene il proprio compito, egli mostra parecchie difficoltà nell’esprimere apprezzamento nei loro confronti, poiché la sua mente tende a essere “offuscata” da altre cose che, a suo modo di vedere, non sono state fatte bene. Oppure considera che le cose fatte bene siano un preciso dovere dei collaboratori perché retribuiti e, quindi, non meritevoli di elogi.

Le persone dirette da tale genere di imprenditore, a mano a mano perdono la fiducia in se stesse, divenendo sempre meno produttive e capaci, fino a licenziarsi o, peggio, a essere licenziati.

Non si sfugge alla famosa legge fisica che recita “Ad ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria”. Sicché lo stato d’animo, l’atteggiamento e il carattere di un imprenditore, a seconda che sia positivo o negativo nei riguardi dei propri collaboratori, determina inesorabilmente il successo o la sconfitta dell’azienda.

Nei due casi di specie sopra trattati, appare del tutto evidente che, aziende ai cui vertici si trovino imprenditori antagonisti e contrariati, non avranno purtroppo né successo, né una facile esistenza.

Alla base di ogni progresso, sia privato sia professionale, devono esserci il rispetto e la considerazione per il prossimo. Sono i buoni rapporti umani che spingono in avanti il mondo, e se poi ci mettessimo anche un pizzico d’allegria, allora anche la vita potrebbe sorriderci.

Giovanni Matera

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