L’importanza delle parole e delle metafore

 La Chevrolet, delusa dalle scarse vendite in Spagna della sua nuova auto, la Nova, scoprì alla fine che in spagnolo “nova” significa “non va”, non funziona.”

 Nel corso della storia, i nostri leader e i nostri pensatori più grandi hanno usato il potere delle parole per trasformare le nostre emozioni, per farci aderire alla loro causa e per forgiare il nostro destino. Le parole, come le idee, non solo creano emozioni ma anche azioni e quindi risultati.

 Molte nostre opinioni sono state plasmate attraverso le parole e dalle parole possono essere cambiate.

La concezione americana dell’uguaglianza razziale è nata sicuramente dalle azioni ma queste azioni erano ispirate da parole appassionate. Chi può dimenticare la commovente invocazione di Martin Luther King: “Io ho un sogno, che un giorno questa nazione sorgerà e vivrà il vero significato del suo credo…”

Le parole sono state usate dai demagoghi nel corso dei secoli per uccidere e soggiogare. Hitler trasformò le frustrazioni di una nazione nell’odio per un gruppo di persone convincendo il suo popolo a prepararsi alla guerra. Saddam Hussein battezzò l’invasione del Kuwait, con il nome di “guerra santa”. Durante la recente guerra del golfo, per ammorbidire l’impatto della distruzione che stava avvenendo, l’amministrazione Reagan cambiò il nome al missile Mx soprannominandolo “PeaceKeeper”, cioè “che mantiene la pace”.

 Senza conoscere la forza delle parole, è impossibile conoscere gli uomini. “Confucio”.

Quindi è importante capire che le parole plasmano le nostre convinzioni, influenzano le nostre azioni. In un articolo precedente abbiamo osservato come, cambiando una parola in una domanda, possiamo immediatamente cambiare la risposta che avremo per la qualità della nostra vita.

 Adesso prendiamo in esame alcune parole che hanno ancora maggiore significato e intensità emozionale: le metafore.

Per capire le metafore, dobbiamo interpretare i simboli; ad esempio, prendiamo la parola “cristiano” o l’immagine di una croce. In genere è la croce a suscitare immediate azioni positive. Se prendiamo una croce, ne pieghiamo le estremità facendone una svastica e la confrontiamo con la parola “nazista” sicuramente susciterà in noi un’emozione negativa.

 Che cos’è allora una metafora? Ogni volta che spieghiamo o comunichiamo un concetto, collegandolo a qualcos’altro, usiamo una metafora. Le due cose possono effettivamente somigliare, ma la nostra familiarità con una delle due ci permette di capire pure l’altra. Le metafore sono simboli e, in quanto tali, possono creare l’intensità emozionale anche più rapidamente e completamente delle solite parole che usiamo. Le metafore ci possono trasformare all’istante.

Pensiamo e ci esprimiamo continuamente per metafore. Spesso diciamo di essere presi “tra l’incudine e il martello” oppure “siamo arrivati alla frutta” e ancora “salire sulla scala del successo” ecc. Le metafore sono uno dei modi essenziali per imparare. Quando non comprendiamo una cosa, la metafora è un mezzo per farci vedere una cosa che non capiamo mediante un’altra cosa che invece conosciamo bene.

Sono convinto che finiamo per somigliare alle persone che frequentiamo e che riceviamo alcuni dei loro moduli emozionali adottando in parte il loro vocabolario abituale. Questo ci permette di intensificare o diminuire ogni stato emozionale, positivo o negativo che sia. Se ad esempio frequentiamo una persona che, per descrivere la sua esperienza, usa parole come: Appassionato, incredibile, spettacolare, sicuramente riceviamo un’energia emozionale positiva.

 Allora usiamo il vocabolario trasformazionale per aiutare noi stessi ma anche gli altri.

Quali sono le parole che usiamo regolarmente e che ci fanno sentire malissimo (annoiato, frustrato, arrabbiato, umiliato, ferito, triste, amareggiato e così via). Proviamo a sostituire almeno tre nel nostro vocabolario, proprio quelle che ci deprimono maggiormente. Mettiamoci in uno stato d’animo folle e anticonformista e inventiamoci qualche altra parola che riteniamo di poter usare per abbassare in qualche modo la nostra intensità emozionale negativa.

Facciamo qualche esempio abbinando a una parola “debilitante”, una parola “potenziante”:

Arrabbiato………….. deluso

Umiliato……………. a disaggio

Triste……………….. pensieroso

Ebbene, ricordare che al nostro cervello piace tutto ciò che ci allontana dal dolore e ci fa entrare nel piacere, usiamo una parola “nuova” e positiva al posto di una vecchia e negativa. In questo modo andiamo a interrompere dei moduli che altrimenti ci terrebbero in uno stato emozionale controproducente. Sono sicuro che, se attuato anche sotto forma di giochetto, faccia stare migliore sia noi sia gli altri.

Naturalmente il vocabolario trasformazionale può essere usato anche per intensificare ancora di più le emozioni positive. Se una persona ci chiede: “Come va?” invece di rispondere “non c’è male” lasciamolo di stucco esclamando “ magnificamente”. Può sembrare semplicistico ma questo crea un modulo nella nostra neurologia e una via nervosa per la gioia.

Ora siamo un po’ più consapevoli dell’uso delle parole e delle metafore e quanta importanza hanno nel nostro vivere quotidiano, questo lo vediamo tutti i giorni comunicando anche sui vari social. Se non ci piacciono i risultati che otteniamo comunicando con la gente, dovremmo esaminare più attentamente le parole che usiamo. Tuttavia, a volte, abbiamo bisogno di essere in uno stato di rabbia per fare sufficiente leva su noi stessi per operare un cambiamento.

Ricordiamo, però, che il nostro obiettivo è provare meno dolore e maggiore piacere. Il controllo del vocabolario trasformazionale è uno dei passi più semplici ed efficaci verso questo obiettivo. Assumiamo subito il controllo delle nostre parole e delle nostre metafore e creiamo un mondo nuovo: un mondo ricco di possibilità, di agiatezza, di meraviglia e di gioia. Una volta che siamo in grado di padroneggiare l’arte di creare le metafore, di trasformare il nostro vocabolario e porci domande costruttive, avremmo cambiato la qualità della nostra vita.

Giovanni Matera

Per consultare altri miei articoli:

www.giovannimatera.it