Il Machiavelli, ritenendo che il motore della Storia fosse da ricercarsi negli esempi (insuperabili!) dei Grandi Uomini del passato, consigliava al Principe di adoperare le loro medesime strategie, ricorrendo all’astuzia della volpe e alla forza del leone: così sarebbe riuscito sicuramente a mantenere il Regno, cosa ancora più difficile rispetto alla conquista.

Al contrario, le ricette che dà Giovanni Matera agli aspiranti di azienda sono tutte improntate ai valori della sincerità, onestà, correttezza reciproca, ecc., e poggiano sull’assunto che il Cambiamento non è solo possibile, ma indispensabile.

Il bello è che anche questo capolavoro di Giovanni Matera contiene il respiro della cultura classica: Platone, Aristotele, Socrate (che non viene mai nominato, ma è costantemente presente con quella spinta continua all’introspezione, a guardarsi dentro, a far leva su se stesso per trovare e sviluppare le proprie potenzialità). Ma, a fianco ai grandi classici, Giovanni Matera cita altri pensatori moderni, sui quali fonda le proprie teorie di guida aziendale, che risultano strettamente correlate alla direzione che deve avere la vita di ciascuno di noi. È così che incontriamo il lievito spirituale di Madre Teresa, quello di Confucio, di Budda, gli Indiani d’America, Jon Kennedy, l’economista Tom Peters, eccetera, fino al fondatore di “Microsoft”, additato come esempio di primato aziendale per la sua impostazione aperta al massimo di collaborazione e sinergia. Sullo sfondo è individuabile persino la lezione del Vico sul divenire storico, là dove Matera interpreta la crisi attuale, apertasi dal 2008, come «un grande radicale processo di cambiamento». Insomma, i temi della grande attualità vengono affrontati con visione moderna, ma tenendosi saldamente attaccati alle radici della saggezza dei nostri Padri. Gli aspetti originali di questo libro sono almeno tre: 1.

Il parallelismo costante che intercorre tra il modello ideale di azienda e la vita sociale (sia quella pubblica che quella privata): tutti gli aspetti sono indirizzati verso un’organizzazione in cui il profitto risulta come assorbito in una dimensione complessiva e totalizzante, che inquadra una ideale società volitiva, aperta e solidale. 2. La continua spinta ottimistica finisce con il ritenere la “crisi” attuale come una opportunità per determinare la necessaria svolta di cambiamento. L’ottimismo, sia ben chiaro, non ha nulla di abbandono fideistico, ma si nutre di studio, ricerca, formazione, responsabilizzazione e perseveranza. «Studia – suggerisce Matera – leggi libri, partecipa a seminari, costruisciti un processo di crescita personalizzato. Oggi non è importante essere veloci, ma andare nella direzione giusta». Perciò, il bel libro ridonda di utili indicazioni di vita, che trovano direzione e, a volte, coincidenza con i suggerimenti rivolti all’impostazione di un’azienda solida, solidalmente condivisa con i collaboratori, e persino con i clienti. Luminose sono le parole che il nostro autore riserva per Madre Teresa di Calcutta: «… guidava uno squadrone di migliaia di collaboratori senza averli mai assunti… Quello che credo sia la vera chiave del successo, è l’altruismo.

Se voglio stare bene io, devono stare bene anche gli altri, e viceversa». 3. L’aspetto che più degli altri colpisce in questo libro è il linguaggio, sciolto e appropriato, particolarmente fluido ed efficace. Sono una sorpresa per noi quelle capacità di Giovanni Matera di snocciolare con parole semplici ed espressioni accessibili (qualche volta appositamente coniate), dei concetti altrimenti aridi ed ostici, che poco si prestano ad una comprensione immediata. L’impostazione volutamente didattica e il ricorso continuo a metafore, esempi, piccoli racconti, corrispondono pienamente alle intenzioni e allo stesso titolo di quest’opera, che vuole fornire infatti una vera e propria cassetta, dalla quale ricavare ogni volta l’attrezzo che ci occorre.

E proprio queste eccezionali abilità del Matera rendono il libro anche esteticamente bello ed armonioso, idoneo ad essere utilizzato nelle scuole, fra gli insegnanti, (che a loro volta potrebbero adattare alcune piccole parti per gli alunni) . Infatti, il volume è strapieno di opportunità didattiche, di “attrezzi pedagogici”, resi semplicissimi dalla penna dell’autore, ma di grande effetto e di grande portata: la scala che non va appoggiata al muro sbagliato / L’esempio della rana, che si lascerebbe bollire in una pentola soltanto se a fuoco lento / La metafora del cappuccino, che ha tantissima schiuma, ma pochissimo latte / Il boscaiolo che si ostina a tagliare l’albero, pur avendo coscienza che la sega ha bisogno urgente di essere limata / Le sagge parole dell’economista che ha detto della crisi: “Il mondo era ubriaco e noi eravamo i baristi” / La singolare inefficacia dell’esercito messicano, composto da un generale e tutti gli altri che sono soldati semplici / L’uomo che durante l’inondazione muore perché ha rifiutato l’aiuto degli altri, ed è rimasto fermo in cima alla casa fidando nella salvezza del Buon Dio / Il comportamento sconnesso e improduttivo del personaggio televisivo “Peppino Lalavatrice”, che, all’interno del trio comico sardo, continua a ripetere la stessa frase: “Tu dimmi quello che devo fare ed io lo faccio” / L’importanza di fermarsi allo stop, per avere un minuto di riflessione, che ti può servire per confermare la direzione, o magari cambiarla / L’esempio dei due meccanici indispensabili nell’azienda, quello dei profitti e quello dei sogni, che tengono insieme mente e cuore / La risposta diversa dei due tagliatori di marmo, indicativa di due mentalità e due atteggiamenti di vita in netta opposizione fra loro / I due rappresentanti che sperimentano diversamente la vendita di scarpe in un’ isola dove tutti camminano a piedi scalzi / Ma, forse, gli esempi di vita più illuminanti ci provengono dalle metafore marinare, che esaltano l’ importanza di mantenere costantemente la rotta, facendo sempre riferimento alla Carta Nautica, la quale permette ai marinai di «superare burrasche e tempeste, e riprendere la rotta smarrita».

Tutti questi piccoli racconti e metafore sono perle di raziocinio che, trasferite negli ambiti scolastici, con i dovuti adattamenti e le dovute riduzioni, arricchirebbero il repertorio di opportunità per tendere veramente alla “formazione dell’uomo e del cittadino”, a qualsiasi livello di scuola. Infatti il parallelismo con l’Insegnamento è di una evidenza inoppugnabile. Gli insegnanti (come i leaders d’ impresa) devono essere non autoritari, ma autorevoli, e la loro funzione consiste nel condurre ogni alunno verso il proprio “successo formativo”, partendo dalla reale “analisi dei bisogni formativi, concretamente rilevati” dal Consiglio di Classe (come stabilisce la legge sulle autonomie scolastiche).

Dirigente Scolastico e Presidente Associazione Nazionale “nordsud” Prof. Franceso Laterza

on Giovedì, 10 Ottobre 2019.