La caccia al coniglio bianco

Fin dall’infanzia siamo programmati a credere che qualcuno, o qualcosa, sia responsabile di molto di ciò che ci accade. Quando siamo piccoli, se siamo fortunati, i nostri genitori pensano a tutto. Si occupano del cibo, dei vestiti, dell’alloggio, dell’istruzione, del divertimento, dei soldi, delle cure mediche e di qualsiasi altra cosa necessitiamo. In questo processo, siamo degli agenti passivi.

E’ normale e naturale che siano i nostri genitori a occuparsi di noi, durante la crescita. I problemi iniziano quando raggiungiamo l’età adulta con l’aspettativa inconscia che da qualche parte, in qualche modo, qualcun altro sia ancora responsabile per noi e per la nostra situazione. Ma dai 18 anni in poi, e in qualche caso anche prima, siamo noi a essere al posto di guida. Siamo artefici del nostro destino. Che i nostri genitori siano o no riusciti a educarci, da quel momento in poi, non si torna indietro. Tutto ciò che siamo, tutto ciò che saremo, da quel momento in avanti, dipende solo da noi.

In un racconto di Tolstoj, si parla di un gruppo di bambini ai quali viene detto che il segreto della felicità è nascosto nel giardino di casa loro. Potranno trovarlo e tenerlo per sempre, a patto che non facciano una cosa: non devono pensare a un coniglio bianco, mentre lo cercano. Ogni volta che i bambini escono in cerca del segreto, provano a non pensarci; ma quanto più ci provano, tanto più pensano al coniglio bianco e, chiaramente, non trovano mai il segreto della felicità.

Ognuno di noi ha un “coniglio bianco”, e qualche volta ne ha più di uno. Si tratta delle scuse che usiamo per evitare di prefiggerci degli obiettivi chiari e di dedicarci totalmente alle cose che realmente vogliamo. Dato che è la qualità del pensiero a determinare la qualità della vita, dobbiamo diventare abili pensatori se desideriamo realizzare il nostro potenziale. Per essere abile pensatore, tra le altre cose, bisogna saper analizzare obiettivamente ogni blocco mentale, o scusa, che si possa usare come pretesto per non avanzare.

Alcuni dei più diffusi “conigli bianchi”, che le persone usano come scusa, sono le idee autolimitanti, tipo: “sono troppo giovane” o “sono troppo vecchio”, “non ho soldi” o “non ho un’istruzione sufficiente, “ho troppe bollette da pagare” o “non sono ancora pronto”, “non posso farlo a causa del mio capo, dei miei figli, dei miei genitori” e altro ancora.

Quali sono i nostri personali “conigli bianchi”? Quali sono le nostre scuse preferite per non realizzare i cambiamenti che sappiamo, essere necessari, se vogliamo tagliare i nostri traguardi e realizzare i nostri sogni? Mettiamoci a “caccia dei conigli” della nostra vita. Staniamoli e scoviamoli. Analizziamoli attentamente per vedere se hanno una qualche validità.

Esiste una maniera semplice per verificare le nostre scuse. Chiediamoci: “C’è qualcuno, da qualche parte, che abbia il mio stesso problema o limite e che, nonostante ciò, abbia avuto successo?”.

Se la risposta è affermativa, sapremo che la nostra scusa non è valida. Non è una ragione legittima per far perdurare il nostro fallimento. Spesso, ciò che ha fatto qualcuno, può essere anche fatto da qualcun altro.

La malattia della “scusite, l’infiammazione della ghiandola che produce le scuse”, è sempre letale per il successo. Se ne siamo affetti, diamoci subito da fare per guarire, prima che possa sabotare ogni nostra speranza di grande successo.

Accettare la completa responsabilità e mettere da parte tutte le scuse, non è facile. Può essere una delle cose più difficili che abbiamo mai cercato di fare. Questa è la ragione per cui non lo facciamo mai. E’ come lanciarsi con il paracadute la prima volta: è tanto spaventoso quanto esaltante. Quando ci saremo liberati delle nostre scuse, come quando saltiamo dall’aereo, ci sentiremo improvvisamente soli e completamente vulnerabili. Tuttavia, in pochi attimi, inizieremo a sentirci prendere dall’eccitazione, il nostro cuore inizierà a battere a più non posso e noi ci sentiremo incredibilmente liberi e felici.

Comportamento, atteggiamento, valori e paradigmi non sono innati, ma sono acquisiti. Li abbiamo appresi mediante lo stimolo e la ripetizione, nel corso di molti anni. E proprio perché sono stati appresi, è possibile disapprenderli. Possiamo disimparare quelle abitudini di pensiero che non sono coerenti con la persona che vogliamo essere o gli obiettivi che vogliamo raggiungere.

Qualcuno una volta disse: “La vera maturità giunge soltanto quando ci rendiamo finalmente conto che nessuno verrà a salvarci”. Quella rivelazione mi aprì improvvisamente gli occhi. Non fui mai più la stessa persona.

Ispirato da: “Massimo rendimento” di Brian Tracy, edizione originale “Maximum Achievement/byBria Tracy”. Edizione italiana by  Sangiovanni’s SRL.

Giovanni Matera

Per consultare altri miei articoli:

www.giovannimatera.it

 

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