Il Passaggio Generazionale in Azienda.
“È il sogno a fornire uno scopo all’idea imprenditoriale ed è sempre il sogno a far abbarbicare l’imprenditore alla propria creatura. È il sogno che distingue l’imprenditore da un semplice investitore”.
Da indagini condotte sul territorio nazionale, la drammatica mortalità delle imprese familiari è diventata una vera urgenza. Un fenomeno che è stato accentuato dal periodo di crisi iniziato già nel 2007 (prima finanziaria, poi economica) e che ancora non accenna a risolversi. Aziende con una lunga storia e dall’indotto ormai consolidato, sia di piccole sia di grandi dimensioni soprattutto nel nord-est, hanno chiuso e altre rischiano di chiudere. La causa vera di questa preoccupante moria di attività produttive non è da addebitare solo alla crisi o alla loro scarsa competitività sul mercato internazionale, ma a un’errata gestione del passaggio generazionale nelle stesse aziende. Gli errori di valutazione degli imprenditori in merito al passaggio generazionale in azienda, cioè alla propria successione, spesso derivano solo da pregiudizi errati e da una nebulosa conoscenza delle opportunità a disposizione per tutelare e trasmettere il proprio patrimonio.
L’impresa è fatta di tessuti complessivamente connessi: immagine istituzionale, posti di lavoro, relazioni con i sindacati, rapporti con i fornitori. Ecco quindi che le decisioni di un imprenditore, sulla propria successione, non impattano solo sul suo mondo di uomo, padre, marito, ma anche sul piccolo o grande sistema economico in cui è inserita la sua attività.
Noi imprenditori siamo sorpresi quando scopriamo che alcuni atteggiamenti e convinzioni che parrebbero punti di forza di un’impresa, e che in una certa misura lo sono, diventano però deleteri quando superiamo quella misura. Tali convinzioni e atteggiamenti possono trasformarsi in “falsi amici”. Vediamone alcuni:
- “L’impresa sono io”.
- “La mia azienda finirà con me”.
- “Pianificare la successione è una scelta che posso non fare o anche rimandare”.
- “Gli equilibri della famiglia non c’entrano nulla con il mio lavoro”.
- “Le mie scelte di successione dovranno essere democratiche”.
- “Non ho bisogno che qualcuno mi dica che cosa fare con la mia impresa”.
Sono certo che alcuni di voi sorrideranno, riconoscendosi i alcune di queste affermazioni.
Sia chiaro che, per imprenditore, intendo colui o colei che conduce un’impresa famigliare, che detta in ultima istanza le strategie aziendali per gli altri membri della famiglia, un capitano d’impresa che porta avanti dei valori e una filosofia di vita e d’azienda che, se hanno successo, vengono istituzionalizzati e adottati interamente fino a generare una vera cultura aziendale e una visione comune.
È probabile che un brusco passaggio delle redini di un’azienda possa non avere un esito felice. Vi sono molti casi un po’ dappertutto, nel passato e nel presente, che fanno amara statistica. Le ragioni possono essere diverse, a cominciare da una certa incapacità degli eredi, al radicale cambiamento, appunto, a determinare la rottura con il modello di riferimento. Ecco perché una pianificazione efficiente della successione permette sia la conservazione del valore d’impresa nel tempo, sia anche quella dei valori aziendali. Non solo i dipendenti ma anche soggetti esterni che interagiscono con essa (quelli che comunemente vengono chiamati “portatori d’interessi”: fornitori, clienti, istituti di credito ecc.) si identificano in questi valori e ripongono fiducia nell’imprenditore, mentre potrebbero essere destabilizzati da uno sconosciuto successore o da un repentino cambiamento.
La maggiore difficoltà che incontra un imprenditore nel pianificare la sua successione nella propria azienda è il rinvio; cioè l’essere portato a procrastinare il “distacco” e a provare avversione per la “perdita” della sua creatura, oltre che a supporre una falsa idea di risparmio. D’altronde è umanamente comprensibile che egli desideri che ciò avvenga solo alla fine della propria vita e che faccia un’enorme fatica a pensare a una prematura separazione: doverla osservare da fuori, come se non fosse più sua, vederla muoversi e “respirare” senza poter intervenire. Giammai!
E allora, che cosa occorre fare per non incorrere in errori di tipo pregiudiziali o emotivi? Semplicemente informarsi e confrontarsi con chi abbia investito in consulenza e formazione, per rendersi conto che i costi per preparare al meglio la pianificazione della successione, pur durando diversi anni, sono di gran lunga inferiori ai costi che servirebbero per effettuare una successione dall’oggi al domani. Lo dico per esperienza personale, la formazione aziendale, l’applicazione dell’esercizio della delega, ormai avviate da qualche anno nella mia azienda, Matera Arredamenti, hanno portato i miei collaboratori a essere autonomi e più creativi nella gestione della stessa. Il mio successore è già in formazione da qualche tempo ed è quasi pronto per raccogliere il “testimone” – come si dice in termini sportivi – e, contemporaneamente, sia i portatori d’interessi sia la nostra clientela avvertono positivamente l’apporto di una cultura aziendale più aderente al nuovo che avanza. Tutto questo si sta rendendo possibile grazie ad un passaggio generazionale in atto senza traumi, consapevole e graduale. E… come si dice: “Se vuoi crescere in carriera, o avere più tempo libero per te e la tua famiglia, crea il tuo sostituto”.
Ma il sostituto, figlio o altro che sia, sempre che abbia interesse e passione nell’assumersi oneri e onori dell’azienda, anche se fornito di laurea o diploma, non potrebbe assurgere al ruolo di comando dell’impresa, se prima non abbia fatto un minimo di formazione aziendale dal basso in alto. Cioè che si sia fatto le ossa in quella che una volta si chiamava “gavetta”.
A questo proposito, mi ha colpito la storia di una grande azienda italiana produttrice di riso. È per loro tradizione che tutti i successori che si avvicendano al comando dell’azienda di famiglia, indipendentemente dal loro titolo di studio, devono obbligatoriamente fare esperienza, lavorando come normali dipendenti presso altre aziende, per almeno due anni.
Insomma, la successione è un momento veramente importante e ha bisogno di una lunga e accorta preparazione, se non si vogliamo vanificare tutti i sacrifici di una vita. Va fatta per tempo e quando l’azienda è ancora viva e sana. Solo così non si avrà a mentire ai propri figli, quando gli si pronuncerà la fatidica frase: “Un giorno tutto questo sarà tuo”.
Giovanni Matera
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