Generali che vanno alla carica da soli

 “Puoi dare a una persona il 50% degli utili che non fai, se lei ti permette di guadagnarli”.

 Una delle maggiori difficoltà che il piccolo imprenditore vive nel momento in cui cerca di far crescere la propria attività, sta nella creazione di responsabili intermedi autonomi e capaci. La cosiddetta “prima linea”. Questo problema è così grande che, spesso, quando si va in un’azienda, si trova il fondatore che ancora ricopre numerose funzioni operative, come in una sorta di “organigramma dell’esercito messicano”. Uno schema organizzativo al cui vertice vi è il generale e il livello gerarchico immediatamente inferiore è già quello costituito dai soldati, senza alcun ufficiale in mezzo.

In aziende del genere, l’imprenditore è spesso sovraccarico di lavoro. La qualità della produzione tende a cadere se non c’è lui, oppure i clienti vogliono avere a che fare soltanto con lui. I collaboratori hanno bisogno del suo continuo intervento per conferme, autorizzazioni e risoluzione dei vari problemi. In tale situazione l’imprenditore perde la lucidità e tempo e non riesce più a concentrarsi sullo sviluppo e l’espansione dell’azienda.

Abbiamo spesso parlato di mete, e quanto più queste siano ambiziose tanto più vi sarà bisogno di condivisione e collaborazione. Sicché il raggiungimento di tali mete richiede necessariamente dei collaboratori intermedi che fungano da ufficiali di congiunzione tra l’esercito e il generale; ossia tra gli operai e la dirigenza.

Le mete aziendali hanno un grande impatto sul livello di responsabilità, sul grado di autonomia e sulle prestazioni dei collaboratori intermedi.

Una persona che sposa le mete dell’azienda per cui lavora, considera quest’ultima non più qualcosa di separato da sé. Avendo fatto suoi gli obiettivi aziendali, vede l’intera azienda come sua. Non è detto, però, che egli sarà sempre d’accordo con i vertici. A volte potrà mettere in discussione anche le scelte del “capo”, ma lo farebbe unicamente perché ha a cuore le sorti dell’azienda.

Ogni volta che un imprenditore riesce a creare un tale collaboratore, ha fatto Bingo! Delegando lui, infatti, ottiene di far continuare la crescita del settore affidatogli e di recuperare tempo prezioso da dedicare ad altre attività importanti per il futuro dell’azienda.

I grandi condottieri della storia, di tutto questo – quale che fosse il campo in cui operassero (militare, politico o aziendale) – ne erano ben a conoscenza. Di conseguenza si assicuravano che la crescita dei loro movimenti portasse vantaggi anche ai loro uomini e fornisse loro la possibilità di trionfare. Gli imperatori romani concedevano agli ufficiali e ai soldati di tenersi una parte importante del bottino o, comunque, premiando regolarmente con l’assegnazione di terre e cariche politiche gli ufficiali che li avevano aiutati nelle loro imprese. Quelle persone seguivano volentieri il loro condottiero, perché sapevano che le avrebbe portate al trionfo.

I generali che vanno alla carica da soli, invece, puntano soltanto al raggiungimento di mete personali; ossia fare utili e accumulare il più possibile denaro per se stessi. Non che fare utili non sia importante, anzi è fondamentale. Gli utili sono la misura dell’efficacia di un imprenditore, ma se il denaro è l’unica meta di quell’imprenditore/generale, che non sarà mai disposto a con-dividere gli utili in più con le persone/collaboratori, che gli hanno permesso di guadagnarli, sarà molto difficile che riesca a coinvolgerli totalmente nel suo egoistico obiettivo.

 

Giovanni Matera

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