Come le Narrazioni modellano le nostre Vite.

“Non siamo solo spettatori delle storie: siamo co-autori della realtà che ci raccontiamo”. La vera libertà nell’era digitale non è sfuggire alle narrazioni, ma scegliere quelle che ci rendono più umani.

 

La realtà non è mai neutra. Ciascuno di noi è convinto di vedere il mondo così com’è. Ci sentiamo obiettivi, certi di interpretare i fatti nella loro essenza. In realtà, ciò che vediamo non è mai la realtà “pura”: è un riflesso filtrato dalle nostre percezioni, esperienze, credenze. Raccontando ciò che osserviamo, raccontiamo noi stessi. I nostri paradigmi diventano lenti colorate: alcuni vedono speranza dove altri intravedono solo disastro, alcuni vedono coraggio mentre altri giudicano incoscienza.

Quando gli altri non condividono la nostra visione, siamo portati a pensare che sbaglino, che abbiano un difetto di comprensione. Eppure, semplicemente abitano una narrazione diversa.

L’era dell’Ipnocrazia. Viviamo in un tempo che potremmo chiamare Ipnocrazia: il dominio della suggestione. Non servono eserciti, muri o catene per esercitare potere. Oggi, le catene più forti sono invisibili e si intrecciano attraverso le storie.

Il vero potere non è più nelle mani di chi impone con la forza, ma di chi sa raccontare in modo persuasivo. Le narrative che consumiamo ogni giorno – attraverso notizie, social, film, post – plasmano ciò che crediamo giusto o sbagliato, chi è nemico e chi amico, cosa è successo davvero e cosa no.

La manipolazione psicologica sfrutta emozioni, paure e desideri. Non ci arrivano fatti “nudi e crudi”, ma versioni emotivamente cariche che ci spingono a reagire, spesso senza che ce ne rendiamo conto.

Le narrative nei conflitti globali. Basta guardare i grandi conflitti contemporanei. Nella guerra tra Russia e Ucraina, o nel drammatico conflitto israelo-palestinese, non riceviamo mai solo notizie: riceviamo narrazioni.

La stessa esplosione può essere definita “atto terroristico” o “legittima difesa”. Lo stesso leader può apparire “eroe della resistenza” o “criminale di guerra”. La verità oggettiva sembra scivolarci dalle mani, sostituita da un campo di battaglia fatto di parole e immagini.

E noi, spettatori, finiamo trascinati dentro questi flussi narrativi che orientano la nostra percezione e persino le nostre emozioni.

I sacerdoti del nuovo paradigma. In questo scenario, figure come Donald Trump ed Elon Musk diventano simboli potenti. Non sono solo leader politici o imprenditori: sono “sacerdoti” della nuova era.

Un loro tweet, una battuta, una dichiarazione improvvisa hanno la forza di alterare mercati, accendere dibattiti, plasmare immaginari. Non comandano con decreti o leggi, ma con il potere magnetico della narrazione.

Viviamo sospesi in un flusso infinito di contenuti che ci cattura e ci trattiene. Ogni “prossimo video”, ogni “nuovo post” è un passo ulteriore dentro un ipnotico labirinto narrativo.

Narrazioni che modellano le nostre vite. Questo meccanismo non riguarda solo la geopolitica. Le narrative modellano anche le nostre vite quotidiane:

In altre parole, la narrazione è la vera infrastruttura della realtà sociale.

La scelta delle storie. Siamo immersi in un mare di storie. Non possiamo sottrarci a questo flusso, ma possiamo scegliere con coscienza. Alcune storie ci addormentano, altre ci nutrono; alcune ci imprigionano nella paura, altre ci aprono alla speranza.

La libertà autentica non è fuggire dalle narrazioni – sarebbe impossibile – ma imparare a viverle con consapevolezza critica. Significa fermarsi, distinguere, scegliere.

Significa coltivare spazi interiori liberi, non colonizzati, dove la coscienza rimane vigile.

Un messaggio per tutti noi

La sfida della consapevolezza. Nell’era digitale, le narrative non sono cornici decorative: sono la sostanza stessa della realtà che abitiamo. Se lasciamo che siano altri a scriverle per noi, corriamo il rischio di vivere dentro mondi che non ci appartengono.

La sfida è diventare narratori consapevoli, co-autori attivi della nostra storia personale e collettiva.

E allora la domanda che rimane è semplice e insieme radicale: quale realtà vogliamo costruire? E quali storie siamo disposti a credere per darle vita?

Giovanni Matera

Per consultare altri miei articoli:

www.giovannimatera.it

 

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