Un futuro avvincente e stimolante

 “L’uomo che nella sua vita ha più successo dei suoi simili è colui che sa individuare presto la sua meta e ne fa l’oggetto costante delle sue energie”.

 Prendi un’azienda qualsiasi. Oggi è così forte, così robusta, così maestosa perché il suo creatore un giorno l’ha creata nella sua mente e poi è andato avanti a credere in questa idea nonostante gli effetti avversi, nonostante le apparenti notizie negative dell’universo materiale, nonostante i “non si può fare”.

Spesso l’idea del leader, la persona che ha un’idea che cambia il mondo, viene osteggiata, contrastata, ridicolizzata ma, alla fine, se il suo creatore ci continua a credere, questa immancabilmente si materializzerà.

Prendiamo Henry Ford, il fondatore della famosa casa automobilistica statunitense, è stato il primo uomo che abbia iniziato a produrre l’automobile su scala industriale. Il suo sogno: un’automobile per ogni americano.

In un libro ho letto una citazione, dei primi del ‘900, di un banchiere il quale rispondeva a Ford sulla richiesta di finanziamento per sua l’idea: “Signor Ford, dubito fortemente che l’automobile possa sostituire il cavallo nella vita dell’americano medio…”. Per quanto quella risposta oggi possa sembrare assurda, proviamo per un attimo a entrare nei panni di Ford all’epoca.  Hai un’idea innovativa, qualcosa che può cambiare il mondo, ma hai bisogno di finanziamenti per realizzarla. I banchieri ti dicono che la tua idea non avrà mai successo. Che cosa fai? Lui ha continuato a crederci.

Oppure prendiamo l’inventore della fotocopiatrice. La prima azienda alla quale propose il suo brevetto fu l’IBM, che la rifiutò non considerandola interessante; quindi si rivolse a un’altra grande azienda, a un’altra, a un’altra ancora… Insomma, prese contatto con ben trentadue di aziende, prima di riuscire a trovarne una che credesse nel suo progetto e fosse disposta a investire su di esso. Questa azienda oggi è la Rank Xerox. Quanti effetti avversi, quante intenzioni contrarie si è trovato davanti – quell’inventore – che lo avrebbero potuto portare a cambiare la sua idea? Ma lui, come Ford, ha messo in campo una straordinaria dote umana, ossia la capacità di mantenere la propria idea, il proprio sogno, nonostante gli effetti avversi.  Tratto da “I nuovi condottieri” di Paolo Ruggeri.

 

Siamo quello che siamo e dove siamo, perché prima lo abbiamo immaginato.  Donald Curtis.

Molti di noi sappiamo cosa dobbiamo fare, ma non lo facciamo mai. Questo perché manca in noi lo slancio che solo un avvincente futuro ci può dare.

Spesso mi sento dire: “Giovanni, ma dove prendi tutta quell’energia? Io non ho tutto il tuo entusiasmo, il tuo slancio. Credo di non essere motivato, forse sono pigro?” Di solito rispondo così: “Tu non sei pigro. Hai solo obiettivi fiacchi, non abbastanza da accenderti”.

Infatti, sono i nostri obiettivi che ci fanno alzare presto la mattina e coricare tardi la sera, che ci spingono a mettere in campo tutte le nostre risorse e a usare tutto quello che possiamo trovare, nell’ambito della sfera d’azione, per farle fruttare. Il primo passo consiste proprio nel crearsi obiettivi più grandi, più stimolanti, più interessanti e impegnativi.

La mente umana insegue sempre qualcosa, se non altro quello di ridurre o eliminare il dolore o evitare ciò che può provocarlo. Il nostro cervello, inoltre, ama guidarci all’inseguimento di ciò che può condurci alla creazione del piacere.

Tutti, quindi, abbiamo degli obiettivi. Il problema è che non siamo consapevoli.  In genere succede, invece, che ci facciamo prendere nella trappola del “tirare a campare”, limitandoci a pagare i maledetti conti, tirare avanti, sopravvivere, cercando di arrivare alla fine della giornata.

Io credo che la vita ci metta continuamente alla prova, per quanto riguarda il nostro grado di impegno, e che le ricompense più grandi siano riservate a coloro che dimostrano un costante sforzo a continuare ad agire, finché non raggiungano lo scopo. Questo grado di determinazione può spostare le montagne, ma deve essere costante e continuo. È questa la grande differenza tra chi vive nel rimpianto di non aver agito e chi realizza i propri sogni. È per questo che rispetto i poeti, gli scrittori, gli attori e gli imprenditori, tutta gente che parte da un’idea e la realizza.

Troppo spesso non cominciamo nemmeno a perseguire un obiettivo, solo per paura di non riuscirci; o peggio, cominciare a perseguire uno scopo e rinunciarvi troppo presto, magari quando si prossimi alla meta.

Se c’è una dote che in genere hanno i campioni – cioè persone che hanno raggiunto i loro più alti desideri – è un incredibile livello di ostinazione e tenacia. Cambieranno il loro approccio, se necessario, ma non abbandoneranno mai la loro visione suprema.

Ebbene sapere, però, che non è il raggiungimento degli obiettivi a tutti i costi che ci renderà felici a lungo termine, ma la persona che diventeremo mentre superiamo gli ostacoli per ottenerli.

           Perciò la domanda più importante da porsi – poiché la risposta stabilirà la direzione che dovremmo prendere – è: “Che genere di persona dovrò diventare, per ottenere un futuro avvincente e stimolante?”.

Terminerei dicendo che, un futuro stimolante e avvincente crea un senso dinamico di crescita, senza il quale si vive a metà. Un tale futuro non è un accessorio, ma una necessità. Ci permette non solo di raggiungere ma anche di condividere il profondo senso di gioia per l’arricchimento professionale e umano, che danno significato alla vita stessa.

Giovanni Matera

Per consultare altri miei articoli:

www.giovannimatera.it

 

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