L’Inibizione dell’Imprenditorialità e la Fuga di Cervelli: Un Problema Italiano

Secondo uno studio McKinsey, circa il 40% della disoccupazione giovanile è attribuibile alla divergenza tra profili richiesti e competenze dei giovani. Le aziende chiedono, infatti, giovani diplomati e laureati che sappiano tradurre le buone competenze teoriche in contesti concreti di lavoro.

Negli ultimi trent’anni, in Italia, il consiglio dato agli studenti su quale percorso intraprendere per il loro futuro professionale ha subito una trasformazione significativa. L’idea di incoraggiare un giovane con le giuste attitudini a fondare un’azienda propria è stata progressivamente inibita o addirittura esclusa dal dibattito educativo e familiare. Al contrario, viene spesso suggerito ai ragazzi di sviluppare competenze utili per lavorare in una grande azienda o diventare dipendenti pubblici attraverso concorsi.

Questa tendenza ha avuto un impatto profondo sulla società italiana e sulla sua economia. Il sistema scolastico e universitario, un tempo fucina di idee e innovazione, ha smesso di incentivare l’iniziativa personale e il rischio imprenditoriale. A questo fenomeno si aggiunge il ruolo dei genitori, che spesso orientano i propri figli verso percorsi sicuri, come il pubblico impiego o posti di lavoro in grandi aziende, ritenuti più stabili e affidabili nel lungo periodo.

Il Mito della Sicurezza del Lavoro. L’idea che un posto fisso in un’azienda strutturata o nella pubblica amministrazione rappresenti l’unica via per un futuro sereno è radicata nella mentalità italiana. La stabilità del posto di lavoro viene vista come una garanzia, un modo per evitare i rischi e le incertezze del mercato del lavoro. Tuttavia, questa visione, seppur comprensibile, limita fortemente le potenzialità di crescita e innovazione del Paese.

In molti Paesi, tra cui Stati Uniti, Regno Unito e Germania, il rischio imprenditoriale viene incoraggiato sin dalla giovane età. Le scuole propongono programmi di educazione all’imprenditorialità, insegnando ai ragazzi come avviare un’attività, gestire un business e affrontare le sfide del mercato. Al contrario, in Italia, la cultura dell’imprenditorialità non viene promossa adeguatamente, contribuendo alla crescente sfiducia nei confronti di questa strada professionale.

L’Impatto della Mancanza di Cultura Imprenditoriale. Questa mentalità conservativa ha conseguenze negative a lungo termine. I giovani, privati di una formazione adeguata sull’autoimprenditorialità, vedono l’apertura di un’attività propria come un’operazione rischiosa e complessa. Le difficoltà burocratiche, la pressione fiscale elevata e la mancanza di supporto istituzionale non fanno che rafforzare questa percezione.

La carenza di nuove imprese porta a una stagnazione del mercato del lavoro e a una riduzione delle opportunità di crescita economica. Senza nuove aziende, l’occupazione diminuisce e la competitività del Paese ne risente. Le startup, che in altri Paesi rappresentano il motore dell’innovazione, in Italia faticano a decollare proprio a causa di queste barriere strutturali e culturali.

La Fuga di Cervelli: Una Conseguenza Inevitabile. La naturale conseguenza di questa situazione è la cosiddetta “fuga di cervelli”. I giovani italiani, altamente qualificati, si trovano di fronte a un bivio: accettare lavori poco stimolanti e mal retribuiti in Italia o cercare opportunità all’estero. Sempre più laureati e professionisti decidono di trasferirsi in Paesi dove le competenze sono valorizzate e dove il merito ha un peso maggiore rispetto alla seniority o ai concorsi pubblici.

Secondo le statistiche, negli ultimi anni il numero di italiani che hanno lasciato il Paese è aumentato drasticamente. Le destinazioni più gettonate sono Germania, Regno Unito, Stati Uniti e Svizzera, dove il mercato del lavoro offre migliori prospettive di carriera e crescita professionale. Questo fenomeno rappresenta una perdita incalcolabile per l’Italia: investire nella formazione di giovani talenti per poi vederli partire all’estero significa impoverire il tessuto economico e sociale del Paese.

Come Invertire la Tendenza. Per contrastare questa deriva, è necessario un cambio di paradigma. Le istituzioni, il mondo accademico e la società civile devono lavorare insieme per creare un ambiente favorevole all’imprenditorialità. Alcune possibili soluzioni includono:

  1. Introduzione dell’educazione imprenditoriale nelle scuole: Inserire corsi di business, economia e gestione d’impresa nei programmi scolastici per preparare i giovani al mondo dell’autoimprenditorialità.
  2. Semplificazione burocratica: Rendere più facile e veloce l’apertura di nuove imprese, riducendo il peso della burocrazia e delle tasse sulle startup.
  3. Finanziamenti e incentivi: Creare fondi e programmi di finanziamento per i giovani imprenditori, con tassi agevolati e supporto tecnico.
  4. Promozione di modelli di successo: Mostrare ai giovani esempi concreti di italiani che hanno avuto successo con le proprie imprese, per dimostrare che è possibile costruire qualcosa di significativo anche nel nostro Paese.
  5. Creazione di un ecosistema di supporto: Incoraggiare la nascita di incubatori e acceleratori d’impresa, spazi di coworking e reti di mentorship per chi vuole avviare un’attività.

Conclusione. L’Italia ha un enorme potenziale in termini di talenti e creatività. Tuttavia, per evitare di perdere le migliori menti del Paese, è necessario un cambio di mentalità che parta dall’educazione e si estenda all’intero sistema economico. Dare spazio all’imprenditorialità, fornire strumenti concreti ai giovani e semplificare l’avvio di nuove imprese sono passi fondamentali per evitare la fuga di cervelli e rilanciare l’Italia come un Paese di innovazione e crescita.

Giovanni Matera

Per consultare altri miei articoli:

www.giovannimatera.it