L’ Europa non può accontentarsi di fare l’arbitro: deve avere il coraggio di giocare la partita.

🌍 Viviamo in un tempo di svolta storica. Gli equilibri globali si stanno trasformando a una velocità impressionante, e l’Europa si trova di fronte a un bivio: continuare a limitarsi al ruolo di arbitro, regolando le partite altrui, oppure avere il coraggio di scendere in campo come protagonista.

 Tra Stati Uniti e BRICS: un campo di gioco affollato. Negli ultimi anni i BRICS (Brasile, Russia, India, Cina, Sudafrica, cui si aggiungono altri paesi emergenti) hanno mostrato una crescente coesione. La loro ascesa economica è ormai un dato di fatto: nel 2024, il PIL prodotto dai BRICS ha superato quello del G7 come percentuale del PIL globale. 📈
Questo non è un dettaglio statistico: è la fotografia di un mondo che non è piÚ unipolare, ma che evolve verso una realtà multipolare, con piÚ centri di potere e influenza.

Gli Stati Uniti, dal canto loro, mantengono una strategia consolidata: controllare l’Europa e separarla dalla Russia, preservando la propria leadership militare e tecnologica. In questo scenario, l’Europa rischia di trasformarsi in un semplice campo di gioco, più che in un giocatore.

Essere arbitro non basta. Un arbitro ha autoritĂ , sĂŹ, ma resta esterno alla partita. Non segna gol, non difende la porta, non cambia il risultato finale.
Se l’Europa continuerà a limitarsi a “mettere regole”, rischierà di condannarsi all’irrilevanza.
Eppure, la nostra storia, la nostra cultura giuridica e democratica ci offrono una risorsa straordinaria: possiamo immaginare un modello europeo capace di coniugare innovazione, etica e diritti.

L’AI come cartina di tornasole. Prendiamo l’intelligenza artificiale. Non possiamo accontentarci di mettere “museruole” alla tecnologia. Certo, i vincoli servono, ma senza investimenti, ricerca e formazione, l’Europa sarà sempre costretta a importare innovazioni altrui.
Se invece avremo il coraggio di sperimentare, finanziare start-up, creare poli di eccellenza, allora potremo guidare uno sviluppo sostenibile e umano. L’AI non è solo una questione economica: è una sfida culturale e politica.

Una crisi di identità europea. Il nostro continente ha vissuto due grandi tragedie nel Novecento: le guerre mondiali, che alcuni storici definiscono addirittura guerre civili tra le “tribù europee”. Da allora, l’Europa si è trovata spesso alla mercé delle superpotenze, incapace di recuperare pienamente una sovranità politica.
Gli anni ’90, con la globalizzazione guidata dagli Stati Uniti, hanno offerto prosperità, ma anche un prezzo elevato: la dipendenza tecnologica, energetica e militare.

Oggi, l’Europa mostra debolezze profonde:

Un esempio da non ripetere. La pandemia del 2020 ha mostrato tutta la fragilitĂ  del nostro sistema: sistemi sanitari al collasso, incapacitĂ  di risposta unitaria, e perfino il paradosso di dover accogliere aiuti da Cuba e Russia.
Un continente che non riesce a proteggere i propri cittadini nei momenti di emergenza non può pensare di guidare il futuro globale.

Tornare protagonisti. Se vogliamo davvero giocare la partita, servono coraggio e visione:

⚽ La metafora è chiara: in una partita non vince mai l’arbitro. Può al massimo mantenere ordine. Ma se l’Europa non scende in campo, altri giocheranno – e vinceranno – al nostro posto.

Un appello al coraggio. Oggi piĂš che mai abbiamo bisogno di leader e cittadini che non si rassegnino al ruolo di spettatori.
L’Europa può essere un laboratorio di progresso unico al mondo, capace di coniugare scienza e coscienza, tecnologia e diritti, crescita economica e giustizia sociale.
Ma per farlo serve un cambio di passo: meno paura, piĂš audacia.

🌟 Il futuro non aspetta. L’Europa deve scegliere: essere cortile di casa altrui o diventare protagonista della propria storia.

Giovanni Matera

Per consultare altri miei articoli:

www.giovannimatera.it

 

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