La quarta rivoluzione industriale
“Per ogni rivoluzione c’è un momento preciso che rappresenta l’avvio e segna il punto di non ritorno.” (John Elkann)
.Più che da una singola invenzione, come accadde nelle precedenti svolte epocali, questa quarta rivoluzione scaturisce da una convergenza di fenomeni tecnologici diversi, dove applicazioni digitali, studi sui materiali, automazione meccanica, ricerche sulla genetica umana e animale, intelligenza artificiale e soprattutto le reti in grado di collegare persone e oggetti si intersecano in continuazione e con estrema rapidità, creando ogni giorno nuovi strumenti e aprendo nuove possibilità.
La prima rivoluzione industriale ha interessato un arco di tempo tra il 1760 e il 1840 circa e ha introdotto la produzione meccanica, favorita anche dalla realizzazione del motore a vapore.
La seconda rivoluzione industriale, iniziata alla fine del diciannovesimo secolo e terminata agli inizi del ventesimo, ha reso possibile la produzione di massa grazie all’avvento dell’elettricità e l’introduzione della catena di montaggio.
La terza rivoluzione industriale ha avuto inizio negli anni sessanta ed è spesso definita “rivoluzione digitale” o “informatica”, perché determinata dallo sviluppo di semiconduttori, dispositivi di elaborazione ad alto livello, del personal computer (anni Sessanta e Ottanta) e dalla diffusione della rete Internet (anni Novanta).
Oggi stiamo assistendo all’inizio di una quarta rivoluzione industriale che, avviata nel ventesimo secolo, è una conseguenza di quella digitale. Essa si caratterizza per un uso più diffuso di internet, a cui si ha accesso con sempre maggiore frequenza attraverso dispositivi mobili, sempre più piccoli ma più potenti ed economici, e per il ricorso all’intelligenza artificiale e a forme di apprendimento automatico.
La domanda da porsi, in tutte le aziende e in tutti i settori, non è più se saremo interessati dal cambiamento ma, invece, che forma esso assumerà e in che modo coinvolgerà la nostra organizzazione.
L’aspetto dirompente di questo cambiamento è inevitabile, però questo non ci deve spingere ad assumere un atteggiamento di passiva rassegnazione. E nostra responsabilità garantire dei valori comuni che orientino le scelte politiche e permettano di attuare quel rinnovamento che farà della quarta rivoluzione industriale un’opportunità per tutti.
Sensori sempre più piccoli, economici e intelligenti vengono istallati nelle case, sui capi d’abbigliamento e sugli accessori, nelle città all’interno degli impianti di trasporto e delle reti elettriche, entrando a far parte anche dei sistemi di produzione.
La possibilità di modificare la componente biologica, può coinvolgere praticamente qualsiasi cellula, permettendo la creazione di piante o animali geneticamente modificati o la modificazione di cellule di organismi adulti, tra cui gli esseri umani. La scienza sta progredendo così rapidamente che i limiti non sono di natura tecnica, ma perlopiù giuridica, normativa oppure etica.
Il fatto che ora il genoma possa essere manipolato con maggiore facilità e precisione attraverso embrioni compatibili sta significare che probabilmente assisteremo alla creazione di bambini i cui geni sono stati progettati e che posseggono tratti particolari o sono immuni da particolari malattie.
Come abbiamo visto, la portata e la rilevanza tecnologica in atto daranno luogo a cambiamenti economici, sociali e culturali le cui conseguenze sono pressoché impossibili da prevedere.
Poiché la popolazione invecchia e ci sono sempre meno giovani adulti, diminuisce la domanda di beni di grande valore (abitazioni, mobili, automobili ed elettrodomestici). Inoltre, anche il numero di persone disponibili ad assumersi il rischio di impresa si riduce generalmente, poiché i lavoratori anziani tendono a preservare anziché investire in nuove attività.
In futuro saranno create nuove professioni che non saranno esclusivamente il risultato della quarta rivoluzione industriale, ma dipenderanno anche da aspetti non legati alla tecnologia, come fattori demografici, cambiamenti geopolitici e nuove prassi sociali e culturali.
Al momento non possiamo identificare con esattezza i tipi di lavori che emergeranno, ma sono convinto che il talento, più che il capitale, rappresenterà un punto di partenza fondamentale. Proprio per tale ragione, è probabile che sarà la mancanza di manodopera qualificata, non l’indisponibilità di capitale, a limitare l’innovazione, la competizione e la crescita.
Molte attività lavorative, in particolar modo quelle caratterizzate da mansioni ripetitive e manuali, sono state automatizzate. Altre occupazioni andranno incontro alla stessa sorte, in quanto la capacità degli strumenti in termini di elaborazione dei dati, insieme alla robotizzazione di alcune mansioni, continua a crescere in modo esponenziale.
Prima di quanto si possa prevedere, le principali attività di diverse occupazioni (avvocati, analisti finanziari, medici, giornalisti, contabili, assicuratori, e bibliotecari) potrebbero essere parzialmente o completamente automatizzate.
La quarta rivoluzione industriale potrebbe portare alla robotizzazione dell’intera umanità e quindi mettere e repentaglio gli aspetti tradizionali che danno un senso alle nostre esistenze, come il lavoro, la comunità, la famiglia e l’identità. Oppure potrebbe essere uno strumento per elevare l’uomo verso una nuova coscienza collettiva e morale fondata su un’interpretazione del destino quale valore condiviso. Spetta a noi garantire la realizzazione di questa seconda ipotesi.
Giovanni Matera
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