La motivazione comincia da noi

Noi non abbiamo più la proprietà dei mezzi di produzione. Abbiamo soltanto il potere di influenzarli, non esserne i proprietari.

Sì, perché oggi non sono più i macchinari o l’ultimo ritrovato tecnologico, i nostri mezzi di produzione, ma i nostri uomini. Perché in questa nuova economia i fattori tangibili (macchine, capannoni, prodotti, software ecc.) sono simili, mentre i fattori intangibili (motivare, formare le persone, soddisfare il cliente…) possono fare la differenza.

Un imprenditore dovrebbe puntare al cuore delle persone e non limitarsi a comprarne le capacità. Persone molto capaci, che però non sono coinvolte emotivamente, alla fine si riveleranno poco produttive. Per far sì che le nostre persone ci mettano il cuore, noi per primi dovremmo porci in discussione. Se il tono emotivo dell’azienda è alto, le persone che vi lavorano riusciranno a fare cose difficili; se il tono è basso, sbaglieranno le cose più facili. Il clima interno alla nostra azienda è generato dalla considerazione che abbiamo delle persone.

Le Piccole Medie Imprese che eccellono, sono unanimi nel sostenere che il ruolo svolto dal loro titolare nel creare un clima aziendale adeguato, è uno dei fattori che maggiormente determina l’incremento dei fatturati. Gli imprenditori che le guidano sembrano aver capito che la prima regola, per avere un gruppo di persone motivate, sia quella di essere per primi a migliorarsi.

Molti imprenditori le cui aziende sono in crescita di fatturato, nonostante il difficile momento, ritengono che in un clima teso e pesante vi siano inefficienza, poca volontà e idee controproducenti. In un clima benefico e fecondo, invece, le persone sono più motivate e attive, ma soprattutto sviluppano idee efficaci e vincenti.

Creare un sistema incentivante in azienda, aiuta molto a motivare le persone. Il fondatore di Ikea ama ripetere: “Se qualcuno mi aiuta a guadagnare quello che non sto guadagnando adesso, io posso dargli anche il 50% di tale cifra, a patto che lui mi aiuti a generarla”.

Coinvolgere i collaboratori in un progetto che abbia un grande obiettivo, come stabilire chi sarà il miglior venditore del mese, ad esempio, li motiva di più che non un qualsiasi altro sistema di incentivazione.

Alcuni imprenditori, quando gli parlo dell’importanza di formare i propri collaboratori, obbiettano: “Io li formo, ma poi mi vanno via… che bell’investimento!”. Certo che non è un bell’investimento, ma se non formiamo nessuno e rimangono tutti con noi?

Ora, poniamoci una domanda: Stiamo ancora giocando come quando abbiamo creato la nostra azienda, o il nostro è diventato solo un lavoro? Quando non c’è più gioco, tutto in azienda diventa più difficile. Non importa con quanta serietà affrontiamo le cose.

Con la crescita delle proprie aziende molti imprenditori, forse bersagliati da innumerevoli problemi, tendono a perdere questa caratteristica; ossia, mettono al primo posto i problemi da gestire e, di conseguenza, a diventare un po’ più aridi e reattivi nei rapporti con gli altri. Si viene così a creare un circolo vizioso: mancando la qualità delle relazioni, le motivazioni dei collaboratori calano e l’imprenditore è sempre più subissato da tanti altri nuovi problemi.

E’ quando si arriva a questo punto che ci si rende conto dell’importanza della causatività; cioè si prende coscienza che le cose cominciano da noi e che soltanto noi possiamo determinare un clima positivo in azienda o, attraverso le varie inefficienze, decretarne la sua fine.

Insomma, oggi, più che mai, è necessaria una scelta di direzione. Da una parte possiamo stilare un programma di miglioramento personale, con il proposito di creare un buon clima in azienda, formare e coinvolgere i nostri collaboratori; dall’altra sappiamo già che è in agguato la rovina!

Quale sarà la nostra scelta?

Giovanni Matera

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