25 novembre – Trasformiamo il silenzio in voce: insieme contro la violenza sulle donne ❤️
La violenza di genere non è una notizia passeggera, non è un fenomeno lontano, non appartiene agli “altri”. È una realtà concreta, dolorosa e diffusa, che attraversa famiglie, scuole, luoghi di lavoro e relazioni affettive. In Italia e nel mondo, ogni giorno, migliaia di donne vivono nella paura, nel silenzio e nell’isolamento. Si tratta di una violenza che assume forme diverse: psicologica, fisica, economica, sessuale, fino ad arrivare agli atti più estremi come il femminicidio.
Per questo il 25 novembre rappresenta molto più di una data sul calendario. È un grido collettivo, un momento di consapevolezza e responsabilità, un invito ad aprire gli occhi e a non voltarsi dall’altra parte. È la Giornata mondiale contro la violenza sulle donne, istituita per ricordarci che la lotta non è conclusa e che ciascuno di noi può fare la differenza.
Origini di una giornata simbolo. Per comprendere il significato profondo di questa ricorrenza, è necessario tornare al 25 novembre 1960, nella Repubblica Dominicana. In quel giorno furono ritrovati i corpi delle sorelle Mirabal, Patria, Minerva e Maria Teresa, brutalmente torturate e uccise dagli agenti del dittatore Rafael Trujillo. Il loro coraggio, il loro impegno nella resistenza e il loro sacrificio accesero una ribellione popolare che portò alla caduta della dittatura.
Le tre donne, conosciute con il nome in codice Las Mariposas, sono diventate simbolo di libertà, dignità e lotta contro l’oppressione. Il loro assassinio ha segnato profondamente l’opinione pubblica internazionale, fino a spingere le Nazioni Unite, nel 1999, a istituire ufficialmente la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne.
Questa giornata non celebra la violenza, ma la resistenza. È un tributo a chi non ha potuto salvarsi e un impegno verso chi oggi lotta per farlo.
Violenza di genere: un problema culturale. La violenza di genere non è un raptus, non è follia improvvisa, non è una patologia. È un fenomeno culturale radicato, che nasce da modelli relazionali basati sul controllo, sul dominio e sulla disparità di potere.
Secondo il Ministero dell’Interno, rientrano nella violenza di genere:
- violenza psicologica e fisica
- violenza sessuale
- stalking
- violenza economica
- femminicidio
Non si tratta solo di atti espliciti e riconoscibili. Spesso la violenza inizia in modo invisibile, sottile, silenzioso: un controllo, un’umiliazione, un isolamento progressivo.
Dati allarmanti in Italia. Nonostante le leggi e le campagne di sensibilizzazione, in Italia il quadro rimane grave:
- circa il 90% delle donne ha subito violenze psicologiche
- il 70% violenze fisiche
- il 50% violenze economiche
- il 25% molestie o aggressioni sessuali
Nel 2025, il numero antiviolenza 1522 ha registrato migliaia di segnalazioni. Il luogo più frequente in cui avviene la violenza? La casa. Il responsabile? Nel 49,7% dei casi il partner attuale, nel 21,6% l’ex partner.
La casa, luogo che dovrebbe essere rifugio e protezione, per molte donne diventa prigione.
Il ciclo della violenza. La violenza non è episodica: segue spesso un ciclo distruttivo composto da:
- costruzione della tensione
- esplosione della violenza
- pentimento e riavvicinamento
La fase del pentimento – fatta di promesse, lacrime, giuramenti – inganna, lega, illude. È qui che molte donne rimangono intrappolate, sperando in un cambiamento che raramente avviene.
La violenza psicologica: la più subdola. La forma più devastante, e spesso meno riconosciuta, è la violenza psicologica. Essa:
- distrugge l’autostima
- isola la donna
- crea dipendenza emotiva
- genera paura e senso di colpa
- annulla la capacità di reagire
È una gabbia invisibile, costruita parola dopo parola, umiliazione dopo umiliazione. Quando la donna perde la percezione del proprio valore, diventa più vulnerabile alla violenza fisica.
Simboli che parlano. Nel mondo, la lotta contro la violenza sulle donne si esprime attraverso simboli potenti:
- scarpe rosse: memoria delle vittime di femminicidio
- panchina rossa: segno di presenza nell’assenza
- arancione: colore dell’ONU per la speranza e il cambiamento
- l’anfora della staffetta italiana contro la violenza
Sono simboli che riempiono piazze e scuole, ricordandoci che dietro ogni scarpa c’era una vita.
Norme e strumenti per contrastare la violenza. La Convenzione di Istanbul e la Direttiva Europea del 2024 rappresentano passi decisivi nell’uniformare le leggi e proteggere le vittime, introducendo anche nuovi reati legati alla violenza online, come:
- cyberstalking
- diffusione non consensuale di immagini intime
- deepfake pornografici
- incitamento all’odio digitale
In Italia, la legge L.69/2019 ha rafforzato pene e tutele, includendo il reato di revenge porn e matrimoni forzati.
Come possiamo aiutare concretamente. Se conosci una donna che potrebbe essere vittima di violenza:
- ascoltala senza giudicare
- credile
- non minimizzare
- fornisci informazioni utili
- aiutala a pianificare la sicurezza
- chiama il 1522 o il 112 in caso di emergenza
Non affrontare mai direttamente l’aggressore: la priorità è la sicurezza.
Risorse utili
- Numero 1522 – gratuito e attivo 24/7
- Centri antiviolenza
- App YouPol
- App Scudo
- Forze dell’ordine
- Sportelli psicologici
Il percorso è difficile, ma non deve essere affrontato da sole.
Rompere il silenzio. È vero: esiste anche violenza femminile sugli uomini, seppur in misura minore. Ed esiste una competizione distruttiva tra donne che spesso peggiora le situazioni. Il nemico non è il genere, ma la violenza, il controllo, la mancanza di rispetto.
Smettiamola di farci del male. Smettiamo di giustificare, di accettare, di normalizzare. Nessuna forma di violenza migliora la vita: la peggiora sempre.
Conclusione. Il 25 novembre non deve essere solo un giorno di riflessione, ma un punto di partenza. La violenza si può prevenire con:
- educazione
- rispetto
- consapevolezza
- cultura dell’affettività
- sostegno reciproco
Ogni volta che crediamo a una donna, ogni volta che interveniamo, ogni volta che educhiamo al rispetto… salviamo una vita.
Trasformiamo il silenzio in voce. Insieme.
Giovanni Matera
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