Formazione e successo d’impresa
Fare formazione è oggi questione di nodale importanza nella vita delle organizzazioni di lavoro e non solo. La formazione, in quanto avamposto d’innovazione, è importante nella gestione del cambiamento poiché accompagna, ne facilita la sua comprensione e il dominio psicologico. In altre parole, anticipa il futuro.
Nella mia esperienza di imprenditore ho visto aziende di ogni tipo accrescere il proprio successo grazie alla formazione. Si tratta ovviamente di conquiste al cui felice esito concorrono vari fattori: lungimiranza imprenditoriale, lucidità strategica, rigore gestionale, flessibilità organizzativa, ecc. Affinché la formazione abbia un effetto positivo, è importante e decisivo il contributo intellettuale, culturale e sentimentale delle persone; anzi, oggi, a fronte dell’intensificarsi della competizione globale, dei repentini mutamenti di scenario socio-economico, dell’incalzante crescita della tecnologia che imprime una rapida obsolescenza a tutti i settori, il punto centrale diventa proprio l’uomo.
Di questo è consapevole l’impresa italiana ancorché si registrino delle discontinuità circa gli investimenti in formazione. Ad esempio, nelle piccole e medie imprese si fatica ancora a svincolarsi dalla cultura del fare a vantaggio della cultura del capire e capirsi per progredire, in cui ovviamente il fare sia un presupposto e non un fine.
Da una recentissima indagine promossa dall’AIF (Associazione Italiana per la Formazione) risulta, tra l’altro, quanto segue:
– la formazione è legittimata e riconosciuta, tutt’altro che in crisi;
– vi è un allargamento delle popolazioni che si affacciano alla domanda di formazione per adulti e, inoltre, una richiesta di decentramento dell’erogazione (fuori dalle aule, dentro il divenire operativo dei mestieri);
– la domanda non è di istruzione ma di apprendimento utile, trasferibile, che migliori effettivamente le cose e che, uscendo dall’aula, produca un forte coinvolgimento del soggetto in chiave non solo cognitiva ma anche e soprattutto emotiva ed esperienziale;
– il ritorno dell’investimento in formazione è legato soprattutto al miglioramento delle prestazioni.
Regole fondamentali per rendere efficace un processo di formazione e sviluppo delle competenze:
- Gradimento per i partecipanti
L’intervento si propone di conquistare chi prende parte alla formazione, favorendone una percezione positiva, soprattutto in termini di sensazioni e di benessere. La reazione positiva non assicura però l’avvenuto apprendimento delle competenze. L’intervento può risultare utile e piacevole, ma poi, praticamente, di difficile applicazione alla realtà professionale.
- Apprendimento
Non si tratta di trasmettere conoscenze, ma sviluppare competenze che si traducano in veri e propri comportamenti (mix di: abilità, atteggiamenti, motivazione, credenze favorevoli, attitudini). Questa fase promuove la comprensione e/o di quanto acquisito ma non garantisce ancora l’applicazione nell’ambito lavorativo.
- Trasferimento al contesto organizzativo.
Fondamentale è progettare un percorso di sviluppo che miri al trasferimento delle competenze nella realtà professionale. La sfida, allora, sta nella verifica del cambiamento di condotta sul lavoro, prevalentemente in base alla frequenza ed al modo con cui si applicano le competenze e le conoscenze apprese.
- Impatto e risultato
Il quarto livello d’intervento si pone nell’ottica del cambiamento organizzativo (anche quando esso investa, più semplicemente, la singola procedura, un modo diverso di pensare la realtà professionale e dei comportamenti). Com’è facilmente intuibile non è possibile ottenere questo risultato limitandosi alla frequentazione di un corso, ma costruendo un progetto coerente, condiviso da fruitori, committenti, erogatori, che sia inoltre realistico, orientato al risultato, aderente al contesto specifico di riferimento.
Inoltre, la formazione è importante nella nuova economia cosiddetta “Economia delle emozioni e del cuore”, perché ci fa capire come l’attenzione si sposta sempre più dalle competenze tecniche di base, cioè specifiche del prodotto/servizio, a quelle gestionali e organizzative (l’ordine, il servizio di vendita da coordinare, la mostra, ecc.), ma soprattutto a quelle relazionali: come accogliere adeguatamente il cliente, entrare in relazione con lui, rilevare i suoi desideri, saper ascoltare, argomentare con gran preparazione, gestire le obiezioni, sottrarlo da dubbi e incertezze e portare a chiusura positiva il processo di vendita. Tutto ciò richiede buona maestria, padronanza del mestiere, cioè arte. Qui l’attività di formazione può davvero fare la differenza, purché essa risulti efficace, cioè misurata nel reale miglioramento delle prestazioni e dell’organizzazione, lungo un percorso (non già un corso!) generale di sviluppo.
A tale proposito, meritoria è l’iniziativa promossa dalla CNA (Confederazione Nazionale Artigiani) e dalla Matera Arredamenti di Laterza, che prevede un percorso formativo di sette giornate itineranti all’interno di alcune imprese artigiane.
L’obiettivo principe della “CNA delle Gravine” (Laboratorio di Sviluppo Locale: zona occidentale della provincia di Taranto) è quello di patrocinare la formazione professionale e la diffusione dell’innovazione tecnologica direttamente negli ambienti lavorativi: luoghi palpitanti d’ingegno, fatica e speranza; luoghi votati necessariamente a diventare altrettante sedi di sviluppo umano e professionale, culturale e aziendale; luoghi dove far crescere la generazione del valore.
Giovanni Matera
Per consultare altri miei articoli:
www.giovannimatera.it