In quale ambiente vivi?

“C’erano una volta un vecchio, un ragazzo e un asino. Stavano andando in città e decisero che il ragazzo sarebbe salito sull’asino. Mentre camminavano, passarono delle persone che esclamarono che era un peccato che il ragazzo stesse sull’asino e il vecchio a piedi. Il vecchio e il ragazzo pensarono che forse le critiche fossero giuste, così cambiarono posizione.

Più tardi passarono altre persone che esclamarono che era davvero un peccato che il vecchio facesse andare a piedi un ragazzo così piccolo. Il vecchio e il ragazzo pensarono che forse le critiche fossero giuste, così decisero di andare entrambi a piedi.

Dopo un po’ passarono altre persone che esclamarono che era da stupidi andare a piedi, avendo un asino. Il vecchio e il ragazzo pensarono che forse le critiche fossero giuste, così decisero di salire insieme sull’asino.

Poi ancora passarono altre persone che esclamarono che era peccato caricare così un povero animale. Il vecchio e il ragazzo pensarono che forse le critiche fossero giuste, allora decisero di portare loro l’asino in spalla.

Mentre attraversavano un ponte, persero la presa e l’asino cadde nel fiume e annegò”.

Quanti di noi rischiano di perdere una parte importante di sé nel farsi condizionare dall’ambiente circostante sulle scelte di vita, sul modo di pensare e nell’agire? La paura. Sempre lei. Vincoliamo la nostra felicità a quella altrui: il figlio che si laurea per far felice la propria madre; la donna che lascia il proprio lavoro per far felice il marito o per il bene dei figli e, peggio ancora, quelli che vincolano la propria esistenza alla politica. Facciamo tutto sempre con la paura del giudizio altrui o con i sensi di colpa. Ancora una volta lei, la paura!

È completamente diverso fare qualcosa che si ritiene giusta, dal fare qualcosa per cui ci si sente “obbligati” a farla!

Il risultato ha un diretto effetto nei confronti della nostra felicità e del nostro benessere. Infatti, nel primo caso ci sentiamo bene quando lo abbiamo fatto: felici e appagati per aver agito come ritenevamo giusto. Nel secondo, anche se ciò che abbiamo fatto è una cosa buona di per sé, non ci sentiamo bene e con un senso di frustrazione addosso, con la sensazione di aver agito manipolati dall’esterno, senza una vera libertà di scelta. E, a giudicare da quante persone mi raccontano di sentirsi spesso in questo modo, il fenomeno è davvero molto diffuso.

Questo, purtroppo, investe ancor più pesantemente il mondo femminile che subisce molto di più dell’universo maschile il condizionamento del “dover fare tutto al meglio e come gli altri si aspettano che sia fatto!”.  Ma, uomini o donne che siano, sarebbero in tanti quelli che potrebbero stare bene, solo se il mondo che li circonda permettesse loro di sentirsi così.

Il limite più grande delle persone che subiscono troppo l’influenza del mondo esterno e che cercano tanto l’approvazione altrui è (nonostante i risultati che possono avere ottenuto) che vivono costantemente nella paura.

Difatti, le persone che ci circondano e che sono importanti per noi, esercitano un grosso potere nei nostri confronti.

Uno dei bisogni, che tutti quanti noi esseri umani abbiamo in comune, è quello di essere amati; così come la paura inconscia di non essere amati è comune a ogni uomo o donna di questo pianeta. Le altre persone sono uno dei mezzi fondamentali attraverso cui soddisfiamo questo bisogno o ne rimaniamo frustrati.

A chiunque fa piacere ricevere approvazione, un complimento, un sorriso, un gesto d’amore. È normale e non c’è niente di male in questo. È quando abbiamo l’assoluto bisogno di riceverne per poterci sentire “ok”, che diventiamo dipendenti dall’opinione altrui e, di conseguenza, iniziamo a comportarci come gli altri vogliono per evitare il loro rifiuto e la loro disapprovazione.

 La paura della critica è in realtà la paura di perdere l’affetto delle persone intorno a noi, la paura di restare soli e non essere amati.

È un’emozione che tutti viviamo o abbiamo vissuto (quindi, stiamo tranquilli, siamo “ok!”). Ciò è senz’altro una cosa positiva, perché agevola le persone a fare bene le cose, a stare attente alle reazioni altrui e a sviluppare sensibilità.

Spesso persone che hanno ottenuto grandi risultati, sono riuscite a farlo perché inizialmente la paura della critica le ha indotte a essere particolarmente attente e accurate. Ma se ciò può dare qualche vantaggio all’inizio, con il tempo diventa sicuramente una “zona d’ombra” di cui liberarsi, perché crea inevitabilmente dipendenza; e una persona dipendente, si sa, non è mai veramente libera.

Per svincolarsi dalla paura della critica è necessario iniziare a focalizzarsi consapevolmente sul fare le cose per la propria soddisfazione, gioia e divertimento e cominciare a sentirsi approvati e amati soprattutto da se stessi.

 Ama te stesso.

Con questo non intendo dire che dobbiamo fare a meno degli altri. Chi si focalizza solo sulla soddisfazione egocentrica dei propri bisogni, senza tenere minimamente conto delle conseguenze che possono essere generate da questo, è semplicemente un poveretto, un immaturo, un approfittatore, insomma una disgrazia per la società! E mi auguro che noi non si voglia essere questo tipo di persona. Ama te stesso significa anche: cerca l’ambiente che fa per te.

Ora chiediamoci: In che modo l’ambiente in cui viviamo, le persone che frequentiamo stiano ostacolando o facilitando la nostra ricerca della felicità?

Scegliamo le persone cui dare retta e cui chiedere consiglio tra quelle che sono un buon esempio e che vivono una vita che anche noi vorremmo vivere! E anche in questo caso, ascoltiamo attentamente e poi decidiamo con la nostra testa; ma solo dopo aver ascoltato il nostro cuore.

 Giovanni Matera

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